di Alice Arcioni e Caterina Mercurelli Salari (I C) – Durante la prima settimana d’accoglienza al Liceo Classico Stelluti, noi delle classi prime ci siamo recati a visitare la mostra su Orazio Lomi detto «Gentileschi» e la pittura caraveggesca nelle Marche, esposta nella pinacoteca civica di Fabriano fino all’8 dicembre. La prima opera che ci ha mostrato Giorgia, la nostra guida, s’intitola «Santa Maria Maddalena penitente»: la tela rappresenta la «Santa Maria Maddalena penitente», in preghiera in un ambiente roccioso. Venne commissionata per l’altare della chiesa di Santa Maria Maddalena di Fabriano dalla Pia Università dei cartai, che tuttora ne detiene la proprietà. E’ stata realizzata tra il 1612 e il 1615, è stilisticamente vicina alla decorazione della cappella della Passione nella chiesa di San Venanzio, pur mostrando tracce dei trascorsi caravaggeschi. È poi stata la volta della «Santa Maria Penitente» di Giovanni Francesco Guerrieri, dipinta verso la metà del terzo decenni del ‘600. Di misure maggiori rispetto alla versione precedente, questa Maddalena penitente è stata realizzata, probabilmente, per l’altare maggiore della chiesa omonima (detta anche delle Orfanelle) di Fano. Differisce in molti dettagli e mostra un’esecuzione più ferma ma ugualmente ben condotta. Giorgia ci ha poi illustrato il dipinto «Imbarco forzato della famiglia di Marta e Maddalena». La critica si divide sul naturalismo e l’antinaturalismo del pittore Lilli, il quale evidentemente in quest’opera riporta gli aggiornamenti romani assorbiti e riproposti secondo il suo stile così originale. L’artista sembrerebbe trarre ispirazione da importanti esempi sicuramente conosciuti e studiati durante i suoi continui spostamenti nella capitale. In un’altra sala la guida ci ha mostrato «La circoncisione con l’Eterno tra gli angeli e Santa Cecilia che suona l’organo». Questa commovente tela, che si avvale di importanti studi che hanno illuminato numerosi aspetti della sua storia e della sua conoscenza, nasconde un dettaglio stupefacente. Tra le nuvole, tra gli angeli, si scorge una santa Cecilia che suona l’organo, nella quale si riconosce la giovanissima Artemisia Gentileschi, figlia dell’artista. Purtroppo, per una questione di tempo, non abbiamo potuto vedere la collezione di arte contemporanea a suo tempo donata, in parte, alla nostra Pinacoteca dalla Signora Ester Merloni. Un vero peccato.