di Bon Aurora Vittoria 3^ B.
La necessità di comunicare è esistita in ogni civiltà ed in ogni epoca che con modalità diverse ha cercato una via che potesse assolvere a questo importante compito.
Ogni civiltà ha dovuto inventare gli strumenti adatti appunto per far viaggiare la comunicazione tra i componenti del proprio popolo.
Alcuni popoli hanno utilizzato gli strumenti a fiato, come i corni, per la comunicazione delle piccole distanze, altri popoli hanno usato i segnali di fumo per le distanze medie, poi altri popoli hanno organizzato delle reti di corrieri a cavallo per le lunghe distanze e in queste altri popoli hanno sfruttato l’uso dei famosi piccioni viaggiatori.
Man mano che trascorrevano i secoli il bisogno di comunicare e le distanze sempre più grandi hanno stimolato la mente umana a ricercare degli strumenti tecnologici perfezionabili che potessero assolvere a questo sempre più grande problema.
L’evoluzione tecnologica ha trasformato radicalmente il mondo della comunicazione degli ultimi due secoli.
Mi viene in mente un film, “Il Conte di Montecristo”, nel quale si parla del telegrafo, un’invenzione del XVIII secolo poi rielaborata e perfezionata nel del XIX secolo da Samuel Morse.
Questo scienziato inventa un sistema telegrafico elettrico che impiega un filo, ed inventa anche un codice per comunicare, il Codice Morse appunto, che codifica le lettere dell’alfabeto in sequenze di impulsi di diversa durata di tempo, il punto e la linea.
Grazie a questa invenzione le informazioni poterono viaggiare ad una velocità maggiore ed essere ricevute in tempo reale in ogni parte della Terra.
Questa invenzione rivoluzionò totalmente la comunicazione che fino alla prima metà del 19° secolo infatti era soltanto cartacea ed era recapitata dai servizi postali che utilizzavano un’apposita rete di percorsi.
I tempi di consegna delle lettere però erano lunghi: si parlava di giorni, settimane o, addirittura, mesi.
Forse il paragone sembrerà assurdo ma mi viene da dire che oggi abbiamo tutti il nostro “telegrafo personale”, il cellulare.
Ci diamo un gran daffare per spedire messaggi a tutti gli amici, ma facciamo anche contatti generici.
Non tutti i destinatari sono sempre amici dello stesso livello infatti abbiamo centinaia di “amici” in rubrica e questo ci da a volte l’illusione di essere meno soli.
Vorrei porre la seguente domanda: ma tra questi abbiamo davvero qualcuno che si lancerebbe nel fuoco per noi al momento del bisogno?
E poi, comunichiamo davvero?
Tutte le nostre comunicazioni sono indispensabili, necessarie e utili?
Siamo in grado di limitarne l’uso o abbiamo modificato il nostro stile di vita con la testa sempre sul piccolissimo schermo?
A volte mi rendo conto di avere un atteggiamento spesso poco personale nei miei confronti.
Era proprio necessario comunicare a tutti che sabato sera ho mangiato la piadina guardando la televisione? Direi di no, ma la foto l’ho postata!
Da una comunicazione a codice Morse ad esprimere una emozione personale con un emoticon il passo è stato veramente grande!
Quando vado a scuola in battello tutti i passeggeri sono incollati al loro telefonino e devo essere sincera talvolta lo faccio anch’io.
Una cosa è sicura sono ormai schiava dei messaggi vocali e degli emoticon e talvolta mi chiedo: non so come facessero gli antichi greci senza di essi!!!