di Roberto D’Oria 2 B
Oggi é sempre più frequente sentir parlare di cyberspazio, ma ben pochi hanno le idee chiare di che cosa realmente si intende quando se ne parla.
C’è chi associa a questo termine un significato fantascientifico pensando che non abbia alcuna attinenza con il mondo reale. Per altri, ancora più confusi, si tratta addirittura di qualcosa inerente a pianeti e satelliti. In realtà, quello del cyberspazio è un concetto sempre più presente nella vita di oggi per chiunque, volente o nolente, faccia uso delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione: le cosiddette ICT (Information Comunication Technologies), quindi principalmente di Internet.
La stessa parola “cyberspazio” sottintende un concetto di spazialità ancora più oscuro per chi non percepisce con chiarezza questo nuovo tipo di dimensione. Occorre quindi mettere chiarezza sull’argomento e rispondere a due domande fondamentali: cosa é il cyberspazio ?
cosa é e come si può visualizzare la geografia di questa nuova dimensione sospesa tra il reale e il virtuale?
L’origine del termine cyberspazio si trova nella parola greca kyber che vuole dire “navigare” e quindi indica uno spazio effettivamente navigabile. L’inventore del termine è lo scrittore William Gibson che nel suo romanzo Neuromante del 1984 descrisse uno spazio digitale e navigabile, un mondo elettronico visuale e colorato nel quale individui e società interagiscono attraverso le informazioni.
Il cyberspazio di Gibson é un universo di reti digitali di computer, un mondo nel quale multinazionali, corporazioni e pirati informatici si scontrano per la conquista dei dati e delle informazioni. È un nuovo fronte culturale ed economico.
“Cyberspazio. Un’ allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati i concetti matematici…Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non-spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano…” (William Gibson, ‘Neuromancer’, 1984)
Dall’uscita di Neuromante in poi il concetto di cyberspazio é stato ripreso, riutilizzato e modificato ma il contesto nel quale ha trovato la sua collocazione é comunque sempre stato quello del mondo della comunicazione e informazione via computer e quello delle realtà virtuali.
Rendersi conto che il cyberspazio ha una spazialità e una geografia proprie, con regole spesso diverse e autonome da quelle della geografia classica é in fondo abbastanza facilmente comprensibile senza avere il bisogno di dilungarsi in complesse dissertazioni tecniche o informatiche.
Quando si naviga in Internet non si ha forse la sensazione di muoversi in uno spazio? Quando ci si aggira trai siti Web non si ha forse la sensazione che il sito del nostro vicino di casa possa essere più difficilmente raggiungibile e ‘lontano’ di un sito dall’altra parte del pianeta? Non é questa una nuova geografia? Se si incontrano altre persone in una ‘stanza’ di chat non si sta forse generando uno spazio di interazione sociale nuovo, con regole e dimensioni proprie? I mondi delle realtà virtuali non creano forse nuove dimensioni con geografie autonome? Chi non ha mai percepito i file contenuti dal proprio computer come disposti in uno spazio ordinato o ordinabile al quale si accede per poter ‘richiamare’ gli oggetti sul monitor?
Penso sia sufficiente porsi queste o altre domande simili per iniziare ad avvertire di avere ben chiaro che cosa sia il cyberspazio e che forse solamente non ci si era mai soffermati a riflettere a riguardo.