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Il bullismo: racconto la mia esperienza

di | 2019-10-03T20:17:16+02:00 3-10-2019 20:17|Alboscuole|0 Commenti

Alla scuola materna non mi interessava molto essere accettata dagli amici, dal gruppo, piuttosto mi interessava giocare.

Con le maestre interagivo bene, con gli amici un  po’ meno: gli altri avevano iniziato una settimana prima ed io ero considerata “nuova”.

Beh, un classico!  Anche nei film i nuovi arrivati possono diventare da un momento all’altro il protagonista, l’antagonista ed…, ebbene sì…, la vittima.

Come già potete immaginare, io ero la vittima.

Appena arrivata, non sapevo dove sedermi: tutti facevano quel solito gesto di spostare libri e matite colorate, dicendo: “Occupato.” Così andai a sedermi da sola ad un tavolino a forma di esagono.

Sistemai il mio zainetto di Minnie e salutai mio padre con un lieve gesto della mano e lui andò via. Giocai e colorai da sola per tutto il tempo.

Cominciò a non piacermi più la scuola materna, preferivo stare a casa con mamma e papà.

I giorni seguenti andò sempre peggio: giocavamo a truccarci e pettinarci con i nostri frontini colorati; c’erano le truccatrici che ti dovevano truccare, insomma, bello all’apparenza.

Quando arrivarono le truccatrici da me, io con quell’aria timida dissi che volevo essere truccata col celeste. Mi dissero che il colore adatto a me era il nero perchè ero brutta come una strega.

Quasi con le lacrime agli occhi andai a dire tutto alla maestra, ma la cosa che mi faceva più male era che la maestra diceva che non faceva niente e che non ci dovevo dare importanza.

Non volevo andare più alla scuola materna, piangevo a casa, piangevo a scuola e non volevo che mamma e papà andassero via.

Un giorno le mie compagne di classe arrivarono al limite: una di loro arrivò in classe con tanto di espressione da pavone e cominciò a dire che aveva dieci anni; io, con la mia aria timida, le dissi che lei andava alla scuola materna e non poteva avere già dieci anni, ma ne aveva cinque; lei continuò a dire che aveva dieci anni e mi sputò in faccia, ma la maestra continuò ancora a non dire niente.

Dopo un anno mi accettarono e con il tempo scoprii che trattavano così tutti i “nuovi”; ebbi sempre una forte compassione per loro e ogni volta che lo facevano, dicevo di smetterla.

Il bullo da solo non è nessuno, ha bisogno di una spalla per essere forte, per questo nessuno deve cedere al bullo. Mentre lui deride gli altri, tutti dobbiamo metterci a ridere, non per la vittima, ma per il bullo geloso che prende in giro un altro senza un motivo, perchè la vittima, rispetto al bullo, ha una forza inestimabile: lo sa sopportare.

Il bullo, invece, ha solo la forza di continuare ad essere sempre più invidioso di te. Eppure, tutti abbiamo un naso, una bocca, due occhi…, l’unica differenza è che, rispetto ai bulli, noi siamo più forti, ma dobbiamo sempre parlarne, soprattutto con gli adulti.

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