I diritti umani, in teoria universalmente riconosciuti, nascono non per obbligare gli uomini a rispettarsi, ma per ricordare loro che è giusto farlo perché siamo tutti umani, tutti uguali, con gli stessi diritti e con la stessa importanza nella società. Allora perché qualcuno si permette ancora di rovinare le giornate e di nuocere ad una persona più fragile? Per la legge il bullismo è un reato in cui una vittima subisce violenza fisica e/o psicologica a scuola, per esempio, o su Internet. I danni sono molteplici e di diversa natura: i danni morali, che causano patemi e lacrime, i danni fisici, cioè lesioni e botte, e i danni esistenziali, legati alla personalità dell’individuo, alla sua esistenza, alla sua riservatezza e immagine e alla sua autodeterminazione sessuale, che causano molti problemi e dolori alla vittima.
La vita ci pone davanti molti ostacoli, alcuni ci sembrano invalicabili. E in parte è ingiusto, perché noi dobbiamo adattarci a ciò che ci viene posto davanti. La scuola è il luogo in cui si concentrano più sfide e problemi per gli adolescenti: è come una giungla, solo i più forti sopravvivono. Le differenze, infatti, a volte non sono gradite dalle maggioranze perché sono difficili da gestire o sono lontane dai canoni di popolarità. Dagli adulti a volte il bullismo è considerata “una fase”, come se fosse una tappa obbligatoria della nostra esistenza. Ma non lo è, è un problema persistente, che si protrae giorno dopo giorno. Ogni giorno è una tortura ed una fatica: la scuola e lo sport, di solito fonte di divertimento, diventano un tormento ed uno strazio, uno sforzo inutile e infinito. Il bullismo non è né un gioco, né un dettaglio trascurabile perché può lasciare profonde ferite nell’animo delle persone che lo subiscono pur non avendo colpe. Ci sono casi in cui però le persone fingono di essere vittime di bullismo per suscitare la compassione dei compagni, dei professori o dei parenti. Il bullismo viene usato come arma contro quelle persone che possono esserci antipatiche o che fanno una battuta di troppo. Ovviamente tutto è a discrezione della sensibilità della persona interessata, ma non è forse vero che se io uso come pretesto il bullismo per ottenere ciò che voglio, è come se stessi prendendo in giro le vere vittime di bullismo? Ingigantisco la situazione per un mio interesse personale e non perché sto soffrendo come soffrono invece le vere vittime di bullismo.
Le vittime, la maggior parte delle volte, sono i soggetti più solitari o meno omologati ad un gruppo, diversi per la loro personalità, la loro famiglia, il loro modo di vestire o diversi per la loro mentalità. Seguono ciò che seguono tutti per conformarsi, per essere accettati per poi capire alla fine che la cosa migliore è andare per la propria strada e rimanere se stessi. Ovviamente le vittime sono persone in grado di difendersi ma che a volte hanno bisogno che qualcuno tenda loro la mano per rialzarsi e per trovare la forza scemata via con le parole e le botte. Reagire, per mia esperienza, serve fino a un certo punto. L’unica cosa che ferma i bulli dalla loro continua lotta contro di voi è la noia. Appena vedono che quello che ti fanno o dicono non ti ferisce più, ma che anzi ti lascia indifferente, allora è lì che i bulli abbassano le loro armi. Però reagire alle loro parole con forza e coraggio e tirando fuori tutta la rabbia e il carattere, oltre che dare molta soddisfazione, rende consapevoli gli altri e noi stessi che si debba essere rispettati.
Il bullo invece è un individuo invidioso, pieno di rabbia ed ignoranza. Le nostre differenze infatti non dovrebbero dividerci, ma renderci più uniti, più forti e non farci diventare il bersaglio dei bulli. Ma se hai già provato lo stesso dolore che provano le tue vittime, ciò non ti rende consapevole che fermarsi sia la cosa giusta da fare? Che il dolore provocato ad un’altra persona sia inutile, se non riusciamo a gestire il nostro? Ostacolare la vita e distruggere l’autostima degli altri non ci renderà migliori. Non staremo meglio, la nostra vita non si aggiusterà di conseguenza. E non è giusto fermare la vita di qualcun altro solo per paura, invidia, frustrazione o rabbia. Forse fare del male agli altri ci fa sentire più forti di loro, invincibili in questo mondo che ci fa più paura di quanto vogliamo ammettere, ma la realtà deve essere presa di petto senza timore. I bulli hanno paura di affrontare il mondo reale dove sono solo dei pesciolini in un mare di squali. Ciò che rende un essere umano un uomo non è l’atteggiamento di sufficienza con cui tratta le fragilità delle persone, ma la delicatezza e l’importanza con cui si approccia a quelle fragilità che sono il nostro punto debole ma anche ciò che ci rende umani e unici.
Oltre ai veri e propri bulli ci sono anche coloro che assistono a questi fatti dando loro man forte, senza intervenire in nessun modo. Non ne parlano con chi di dovere, da una parte perché fa paura schierarsi, dall’altra perché alla fine quelli non sono “affari che ti riguardano”. A me è successo, ma neanche io avevo capito quanto certi commenti potessero ferire profondamente una persona nell’animo, e avrei dovuto pensarci più a fondo, soprattutto perché io mi sono ritrovata nella stessa situazione. Alle elementari infatti, una bulletta mi tormentava per qualunque cosa: il mio carattere, il mio corpo, i miei voti, i miei amici. Mi evitava anche se era stata la mia prima amica e spargeva voci false e malevoli su di me. Gli anni successivi alle elementari ho potuto frequentare solo pochi compagni che, o non credevano alle voci, o erano stati esclusi come me. L’unica cosa di cui mi pento riguardo quei momenti è di averle dato ciò che voleva rinunciando ad alcune amicizie che lei pretendeva esclusive. Mi sono resa conto però che anche io avevo la capacità di ferire e che l’unica cosa che mi frenava dal farlo è che non volevo essere come quei bulli crudeli che mi avevano rovinato molti momenti potenzialmente bellissimi. Alle medie poi la situazione è migliorata, ma anche cambiata. Solo per un certo periodo mi sono dovuta difendere da due ragazzi che mi prendevano in giro per il mio aspetto e che tentavano di toccarmi. Dopo un po’ di tempo anche i professori notarono questi comportamenti e li tennero lontani da me e io mi difendevo come potevo. Erano stupidi e cattivi con i loro commenti gridati ai quattro venti e mi facevano veramente innervosire ed arrabbiare. Arrivata al limite, con una furiosa litigata finì il tutto, anzi dopo poco divennero gentili con me.
Una cosa che mi stupisce ancora ora è il comportamento di certe ragazze bulle. Oltre ad evitare, escludere, insultare e spargere voci fanno anche scherzi crudeli. Il loro insulto preferito è “grassa”. Davvero è l’insulto peggiore per voi? Non è peggio essere vendicative, cattive, superficiali, egoiste, noiose? Non è peggio essere megalomani, senza un briciolo di compassione ed umanità? Le ragazze migliori ed esemplari non si descrivono con primo aggettivo “magre” ma intelligenti, indipendenti, intraprendenti, compassionevoli, gentili, interessanti, caparbie, divertenti, originali, diverse, irrefrenabili. Magre è veramente l’ultima voce della lista.
Le vittime si sentono meno che zero nell’universo, uno spreco per l’umanità. Il bullismo porta depressione e un netto calo di autostima, porta a sottovalutarsi, a vedersi come il bullo vorrebbe che fossimo. Cancella ogni qualità che pensavamo di avere, ci rende inermi e indifesi, senza nemmeno la convinzione di poter combattere una persona del genere. Ma siamo abbastanza forti per affrontare tutto ciò che ci viene posto davanti, ricordandoci di quelle qualità dimenticate dentro di noi.
È strano poi quando si prende consapevolezza delle proprie qualità, come le persone intorno a noi ci vedano in maniera totalmente diversa di conseguenza alla nostra trasformazione. Appena mostri che gli altri ti devono rispettare, gli sguardi che si posano su di te sono diversi. Quando ti ergi superiore ai bulli per contrastarli, lì avviene la magia, la trasformazione. Quando vedono che nonostante tutto quello che ti hanno fatto e tutto quello che ti hanno fatto patire, tu sei davanti a loro con gli occhi in fiamme dalla rabbia e dalla sete di rivalsa, loro avranno paura. E proveranno quello che hai provato tu per molto tempo ma che ti rifiuti di provare ancora. Forse non si arrenderanno, alcuni non lo fanno, in compenso però saprai già come reagire.
La rivalsa rappresenta il passaggio ad una nuova consapevolezza di sé e della propria vita, a una nuova prospettiva di quei bulli che sembravano mostri terrificanti e che facevano tanta paura e piangere. Le giornate faticose lasciano il posto a giornate piene di luce e sole e risate e sollievo, perché sai, dentro di te, che non ti potranno ferire più di quanto non abbiamo già fatto in passato e che la loro opinione non è importante. Gli altri non contano, conti solo tu e cosa pensi, come ti senti. Non importa ciò che il resto del mondo dice che è sbagliato o terribile, se tu senti che una cosa è giusta e ti fa stare bene allora non può essere niente di male. La massa non conta e quando il più coraggioso è uno solo, la massa vale zero e quell’unico puntino vale quanto la sconfinata massa.
Alice Manini