Martina Todaro – Nel corso dei secoli nulla ha più diviso gli uomini quanto la discussione sulla pena di morte: da Cesare Beccaria fino ai nostri giorni in tanti si sono soffermati sulla validità di questa condanna. Recentemente all’ONU sono stati ben 123 i Paesi che hanno votato a favore della moratoria sulla pena di morte, con otto voti in più rispetto all’analogo voto espresso due anni prima. Amnesty International riporta che 58 stati continuano ad applicare la pena di morte nei loro ordinamenti, mentre 139 non la applicano. Gli Stati Uniti sono, insieme al Giappone, l’unico paese industrializzato completamente libero e democratico che applica ancora la pena di morte. In Italia essa è stata espressamente vietata dalla Costituzione del 1948. Ma è una condanna giusta o no? Attualmente il dibattito è ancora aperto e non accenna a concludersi. Numerose sono le persone che credono nella validità di questa pena, considerandola, oltre che la giusta punizione per chi si macchia dei crimini più disumani, un forte deterrente poiché un cittadino, vedendo ciò a cui andrebbe incontro, si terrebbe alla larga dal commettere crimini quali l’omicidio e ogni altro tipo di violenza passibili di condanna a morte; inoltre eliminerebbe ogni possibilità di recidiva da parte del reo; garantirebbe una assoluta certezza della pena; eviterebbe allo Stato le spese derivanti dal mantenimento dei criminali condannati all’ergastolo. Altri invece ritengono la pena di morte totalmente sbagliata, poiché in primis viola il diritto alla vita riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani; è una punizione crudele e disumana; non è un deterrente perché i reati gravi non diminuiscono con la sua applicazione, come dimostrano studi realizzati dall’ FBI statunitense nei 18 paesi degli USA in cui questa pratica è ancora in vigore; è un omicidio premeditato da parte di uno Stato, che non potrà essere punito come prevede la legge dello Stato stesso; inoltre c’è il rischio di mandare a morte degli innocenti, fatto già successo, come dimostrano numerose ricerche risalenti al 2014 dove si parla di 300 innocenti condannati a morte (solo in America), o come accade in Cina, dove lo stato omette la quantità di pene capitali inflitte delle quali non si può, di conseguenza, accertarne la “legittimità”. In questo caso le conseguenze sarebbero terrificanti poiché non si può tornare indietro, per non parlare delle ripercussioni sulla psiche delle persone che hanno ucciso quei condannati, criminali o innocenti che fossero, perché la reazione di un essere umano davanti alla morte è sempre e solo una: paura. Chi di noi, di fronte ad un crimine particolarmente efferato, soprattutto se commesso nei confronti di bambini innocenti, non ha detto “Ci vorrebbe la pena di morte”? Ma questa non sarebbe giustizia, sarebbe solo vendetta e non si può tornare indietro alla legge del taglione! Quindi, a mio avviso, la pena di morte non deve essere applicata ma è anche vero che dovrebbe esserci la certezza della pena e nessun tipo di sconto nei confronti di chi si è macchiato di omicidio. Dovremmo anche attivarci per ricevere interventi più tempestivi: quante persone sono state molestate o uccise perché non si è intervenuti in tempo, nonostante le continue denunce, nonostante le continue richieste di aiuto? Quante persone invece, sono malate e a volte incapaci di intendere e di volere? Siamo esseri umani e, come tali, non siamo solo bianco o solo nero, solo bene o solo male, siamo il grigio e il bianco sporco, siamo l’insieme del male e del bene, mescolati a tal punto che a volte la distinzione tra i due è molto relativa ed ecco perché la pena di morte è un imperdonabile errore.
Martina Todaro VD