Nel 2013 l’Oxford Dictionary ha introdotto la parola selfie per indicare l’autoscatto e la condivisione in rete delle immagini.
Il selfie sta diventando oggetto di studio da parte di psicologi, sociologi, antropologi, esperti di comunicazione e delle nuove tecnologie.
E’ un fenomeno sociale rilevante che non può essere ignorato.
L’abitudine di scattarsi foto da soli e di pubblicarle sui social network, in alcuni casi, diventa una mania.
Un gruppo di ricercatori dell’università dell’India ha pubblicato uno studio su tale fenomeno che in alcuni casi può portare ad una patologia.
Fare troppi selfie nasconde spesso delle insicurezze psicologiche ed un grande bisogno di ricevere conferme da altri.
Alcuni esperti avvertono che dietro all’autoscatto eccessivo, potrebbe nascondersi qualche disagio di natura psicologica.
Si rischia di costruire un’identità illusoria.
L’attrazione per i selfie, inoltre, arriva a volte a spingere i giovani a mettersi deliberatamente in situazioni di pericolo.
L’India è il paese che detiene il triste primato di decessi avvenuti per fare selfie ma, il fenomeno è purtroppo in crescita in tutto il mondo.
Il governo indiano ha introdotto il divieto di scattarsi foto in alcune zone costiere dove è capitato che dei turisti siano morti travolti dalle onde mentre scattavano dei selfie.
Pur di scattare una foto insolita o spettacolare, la follia umana spinge ad avvicinarsi a treni in corsa, a burroni ed ad animali pericolosi.
A volte vengono effettuate foto anche mentre si guida mettendo a rischio non solo la propria vita ma anche quella degli altri.
Scatti che dunque spesso si rivelano fatali.
Si è parlato della possibilità di creare “aree no selfie” nelle zone turistiche dove per la presenza di corsi d’acqua e di edifici alti ci potrebbero essere più rischi.
Ma più che in questo, forse secondo me, è necessario una educazione ai rischi che si nascondono in un uso smodato ed eccessivo dei cellulari.
E’ fondamentale riuscire a dare più peso alla vita quotidiana piuttosto che a quella virtuale.
Bisogna dedicarsi a vere relazioni sociali.
A volte proprio quei ragazzi che pubblicano più immagini e che sembrano più spigliati e sicuri rischiano secondo me, di essere proprio i più fragili perché esistono soltanto attraverso le apparenze altrui ed hanno costantemente bisogno del parere degli altri.Io credo che il nostro valore non debba mai dipendere da quanti“ mi piace” ha la foto che postiamo in rete, deve dipendere da ciò siamo non da quello che appariamo.