Giulia Tavormina 3 B –
L’otto marzo è la giornata delle donne. Si ricorda la strage avvenuta in una fabbrica americana dove morirono centocinquanta operaie, costrette a lavorare ore in più. Simbolo di questa festa sono le mimose, si narra che proprio vicino a quella fabbrica si trovava un albero di mimose. Sin dall’antichità la donna era considerata inferiore agli uomini sia nell’aspetto che nelle capacità e veniva esclusa sia in politica che nello sport. Il suo compito era quello di accudire ed educare i propri figli. Con il passare degli anni la condizione femminile migliorò, dopo tante lotte è riuscita ad ottenere l’uguaglianza dei sessi, dei diritti e dei doveri. Ma ancora oggi esistono zone nella parte orientale del mondo dove la donna viene considerata come un oggetto senza libertà, è sottomessa all’uomo ed è costretta ad indossare capi che la coprono completamente e non può stare in qualunque posto senza la presenza del marito. Il dramma delle spose bambine è uno dei diritti negati. Ogni anno, infatti milioni di bambine con età inferiore ai quattordici anni sono costrette a sposarsi e perdono la vita durante il parto. Queste bambine sono costrette a rinunciare ad un’infanzia normale, costrette a subire violenze di tutti i tipi. Insomma le donne ne hanno passate tante, tra maltrattamenti e violenze, ma sono riuscite a riscattarsi e ad ottenere, nel corso degli anni, condizioni politiche, sociali, e sportive migliori. Inoltre bisogna ricordare che le donne danno la vita, quindi, maltrattare o uccidere una donna è come far morire una fonte di vita.