in cui sono stati coinvolti il Liceo Classico “Domenico Morea” e il Liceo Scientifico “Sante Simone”. L’argomento è stato affrontato con la visione del film “I cento passi” presso il Cine-Teatro Norba di Conversano.
La trama di questo film narra la vita a Cinisi, paesino siciliano, nei pressi dell’aeroporto, utile
per il traffico di droga. Cento passi separano la casa di Peppino Impastato da quella del boss
Tano Badalamenti. Peppino è un bambino curioso che non gradisce il silenzio del padre alle sue
domande, al suo sforzo di capire le attività di Cosa Nostra. Diventato adulto, giornalista e attivista, ricordato anche come fondatore di Radio Aut, organizza manifestazioni di protesta per
sensibilizzare tutti al problema della criminalità. Purtroppo i suoi tentativi di cambiare il paese
risultano vani, tant’è che la mafia lo cattura e lo assassina con una carica di tritolo, il 9 maggio
del 1978. Inizialmente si pensò ad un suicidio, ma in seguito la magistratura, la stampa e le forze
dell’ordine dichiararono che si trattò di un atto terroristico.
La tragica morte di Peppino viene trattata, poi, attraverso l’incontro con suo fratello Giovanni Impastato, il quale viene prima presentato dalla nostra dirigente Marilena Abbatepaolo e dal professor Pichierri. Giovanni Impastato è l’erede che ha portato avanti la lotta intrapresa da suo fratello. Durante l’incontro, si è aperto un interessante e costruttivo dibattito con gli studenti in sala, i quali hanno posto tante domande inerenti al film e alla vita politica di Peppino. Giovanni Impastato è anche l’autore del libro “Oltre i cento passi”, in cui ha descritto la lotta di suo fratello contro la mafia fino al momento della sua morte e la volontà ferma di portar avanti le sue ideologie politiche. Durante il confronto, Impastato ha voluto menzionare il rapporto che lui e suo fratello avevano con i magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, i quali hanno collaborato fermamente alla lotta di questa grande piaga della società. Ha descritto i due come persone dal carattere opposto: uno estroverso e socievole, l’altro, invece, un po’ più introverso e distaccato. Entrambi hanno dimostrato alla famiglia Impastato la loro presenza dal punto di vista umano dopo l’assassinio di Giuseppe, portando avanti le indagini sul caso. Viene anche ricordato il triste ritrovamento del corpo di Aldo Moro contemporaneamente all’attentato di Peppino, sottolineando più volte la responsabilità della mafia.
La sua vita tormentata e la sua triste fine hanno catturato il nostro cuore e il nostro interesse: Giuseppe Impastato, prima sconosciuto a noi giovani, è riuscito, con la sua vicenda, a trasmetterci il grande valore della libertà e della legalità; la sua morte precoce e tragica ci ha insegnato a non porre la mafia su un piedistallo, ma a sottovalutarla, come ha saputo fare proprio Impastato, il quale, con grandi parole e con lo sberleffo, si è opposto, a rischio della propria vita.
Martina Frugis,
Ornella Pinto, I B LC