Quest’anno, nel mese di ottobre, presso la scuola secondaria di San Vito Chietino, noi ragazzi di prima e seconda ci siamo recati in aula magna per conoscere lo scrittore Francesco Consiglio che, dopo essersi presentato, ci ha detto di avere già partecipato a cinque anni di “Libriamoci”. Ci ha spiegato un po’ di cose, come: chi è il drammaturgo, ossia lo scrittore di opere teatrali; ci ha descritto cos’è l’ispirazione: per esempio, nel disegno, avviene quando piace un’immagine che fa venire in mente una storia.
Inoltre, l’autore ci ha fatto capire in che cosa consiste la libertà: essa è un diritto ed è illimitata, in quanto si può dire o esprimere quel che si vuole.
Successivamente, abbiamo guardato un video, dove una bambina domandava sempre al papà: “Perché?” Credo volesse farci capire che, quando abbiamo una curiosità su qualcosa, dobbiamo chiedere una spiegazione, indagare, cercare, trovare, non lasciare il “Perché?” senza risposta.
Dopo, la professoressa Clara ci ha fatto giocare con il lessico: divisi in due squadre, a partire da tre lettere date, dovevamo trovare la parola più lunga.
Finita quest’attività, lo scrittore F. Consiglio ha detto che ci voleva insegnare a costruire le storie che hanno determinate caratteristiche. Ad esempio, per i personaggi, se da una parte c’è il supereroe, dall’altra si contrappone il nemico (o antagonista). Altri elementi da utilizzare potrebbero essere: il superpotere, l’obiettivo da raggiungere, il punto debole dell’eroe, il luogo dove si svolge la vicenda.
Proseguendo, l’autore ci ha proposto un altro video riguardante un signore che non parlava correttamente e, prima di andare via, ci ha fatto ascoltare una canzone intitolata “In fila per tre”; a me è piaciuta, ma solo per il ritmo e non per il testo.
Pensavo che questo incontro sarebbe durato di più, invece mi è sembrato troppo breve, forse perché mi sono sentita coinvolta e tutti abbiamo potuto partecipare.
È stato utile perché ha fatto capire che si può scrivere tutto ciò che la fantasia fa immaginare e non ci si deve arrendere davanti a un “Perché?” che non ha risposta.