Lunedì 29 Gennaio un’altra libreria a Taranto si arrende. Dopo un lungo periodo in cui Miriam, proprietaria della storica libreria Gilgamesh che da ben 17 anni è stata presente sul territorio, ha cercato invano di barcamenarsi, i battenti sono stati chiusi. “Da domenica 21 Gennaio fino al 27 Gennaio liquidazione totale della merce presente in negozio. 50% di sconto su tutto e 200 titoli a 5 euro “.Quest’offerta ha il sapore della sconfitta, la sconfitta di chi, in quel posto di cultura situato in un quartiere povero di punti di riferimento di questo tipo, ci credeva. Non viene meno solo la possibilità di vendere libri bensì sfumano presentazioni con autori, laboratori culturali, luoghi di incontro per conferenze stampaNon si tratta di un fenomeno recente , il 14 maggio 2017 chiudeva persino l’importante libreria Filippi. La stessa Miriam afferma – oggi non è facile condurre un’attività di questo tipo, ci sono tantissime chiusure in Italia. Acquistiamo in regime di monopolio, non si può scegliere tra fornitori con prezzi migliori. Gli sconti si applicano in proporzione al volume d’acquisto e ovviamente i grandi hanno un margine di guadagno maggiore dei piccoli -.
Dall’analisi dei dati del quinquennio 2010-15 elaborati da Business Insider il sempre maggior tasso di chiusura delle librerie non è un fenomeno di dimensioni locali, bensì riguarda l’intero Stivale (la percentuale di fallimento di questo genere di attività è del 30%). Le cause di questo triste dato sono da ricercarsi in differenti fattori.
Amazon è sicuramente tra le cause di questo fenomeno. Lo scontro tra le librerie e il gigante dell’ e-commerce è paragonabile a quello tra Davide e Golia. Si tratta di una lotta ad armi impari, combattuta a colpi di concorrenza sleale verso le librerie indipendenti, di politica societaria “al limite del dumping” e di elusione delle tasse italiane: oltre al danno anche la beffa; «Il Lussemburgo ha dato illegali benefici fiscali ad Amazon, permettendo alla società di evitare qualsiasi tassazione su tre quarti dei suoi profitti nell’Unione europea – ha detto durante una conferenza stampa qui a Bruxelles la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager. Tuttavia bisogna dare a Golia quel che è di Golia: Amazon c’entra relativamente. E il suo peso in questa dinamica non è comparabile ad altre cause che in questi ultimi due decenni hanno strangolato e reso asfittico il campo da gioco dei librai, soprattutto quelli indipendenti. Ricordiamo qualche numero: l’Italia è un paese in cui circa 6 cittadini su 10 non leggono nemmeno un libro all’anno; in cui circa il 20 per cento della popolazione —13 milioni di persone circa—non ha accesso a una libreria; in cui la percentuale di lettori forti, vero business core dell’editoria in tutto il mondo, si abbassa sempre di più ed è ormai ridotta al lumicino. E purtroppo accusare di tutto ciò Amazon non serve.
Dato ancor più interessante è, nonostante il numero costante dei lettori, l’aumento dei volumi di produzione, arrivati ormai a dei livelli ingestibili-66mila novità all’anno-, permanenza sullo scaffale di poche settimane, meno di 100 copie di venduto medio, la concentrazione della distribuzione nelle mani di un solo attore e ancora, la folle politica dei resi che sta creando una gigantesca bolla che prima o poi scoppierà in faccia a tutti. Sono queste le frecce che stanno dissanguando come un san Sebastiano il corpo dell’editoria italiana e il tessuto commerciale librario del nostro paese. Se già i numeri sono così preoccupanti, e non sembra che il fenomeno abbia intenzione di arrestarsi, si prospetta lo stesso finale che già Huxley aveva pronosticato nel 1932, “Non ci sarà alcun motivo di proibire i libri : nessuno vorrà leggerli”.
Carlotta Castelli e Andrea de Chiro