di Sara Pagliarone – Un po’ di tempo fa, ci fu annunciato che saremmo andati a teatro per vedere un’opera teatrale di Luigi Pirandello: “Così è (se vi pare)”. Al tempo non eravamo ancora stati introdotti al poeta, né tantomeno alle sue opere. Il conclusione, non sapevamo come reagire: la maggior parte, dopo il grande successo dello spettacolo in inglese di poche settimane prima, decise di mantenere aspettative abbastanza alte che, effettivamente, sono state soddisfatte.
Il 27 febbraio, il grande giorno, il nostro fedele autista ci accompagnò al teatro, non troppo distante dalla scuola. Entrammo in sala e ci sistemammo con ordine.
Dopo i complimenti ricevuti dal presentatore per essere stata la prima scuola a non aver portato il cellulare, lo spettacolo iniziò. Si spensero le luci causando un buio pesto subito seguito da piccole esagerazioni quali urla ingiustificate. Lentamente i riflettori illuminarono la scena. Il palco era vuoto, occupato solamente da nove cubi. Penso ci siano state diverse riflessioni sulla scenografia e la privazione di illimitati oggetti sia stata scelta per motivazioni fondate. Inoltre credo abbiano lavorato su un altro aspetto: la suocera e la signora Flora entravano sempre da destra, mentre il signor Ponza sempre da sinistra. Potrebbero queste entrate differenti rappresentare le versioni contrapposte della storia? Ad aver confermato questa mia teoria è stata la presentazione della donna, colei che avrebbe dato certezze, la faccia della verità: lei invece entrò dal centro.
Questo per dire che, nonostante alcuni tagli o cambiamenti dello spettacolo rispetto alla trama originale, che chiaramente non poteva essere identica, dal canto mio, lo spettacolo era strutturato molto bene e organizzato nei piccoli dettagli, a volte, anche invisibili se guardati superficialmente.
Chiudendo questa piccola/grande parentesi, analizziamo la trama. La storia rimane invariata, non essendo un racconto d’azione con spostamenti ed attacchi, ma quasi un giallo con continui colpi di scena e un finale che considero aperto. Essa si basa su una famiglia appena arrivata in città, ma circondata presto da pettegolezzi inerenti al fatto che la madre non ha il permesso di vedere la figlia. Il marito è un mostro? La vecchia è pazza? Ci sono diverse opinioni da parte dei due protagonisti. L’unica a poter porre fine all’indagine era la terza componente che, al contrario, creò ancora più confusione. Contrariamente da quello che credevo, l’esibizione si è concentrata sul punto di vista di una famiglia di pettegolezzi, invece che sugli avvenimenti dei Ponza visti esteriormente. Sia la rappresentazione che la storia mi sono davvero piaciute. Mi sento perciò in dovere di ringraziare tutti coloro che hanno organizzato questa esperienza. Inoltre, continuerò a cercare la mia teoria sul finale della vicenda, molto curioso e che reputo a interpretazione personale.