//IL GRANDE CODICE DELL’UMANITÀ

IL GRANDE CODICE DELL’UMANITÀ

di | 2019-03-27T05:23:46+01:00 27-3-2019 5:23|Alboscuole|0 Commenti
La Bibbia non è soltanto un libro: è di per se stessa, un’intera biblioteca, un insieme di libri, i quali sono riferibili ai generi letterari più diversi.   La Bibbia è un documento presente tra le trame che ispirano le opere di molti autori della letteratura italiana: costituisce una componente del loro vocabolario, un grande modello di riferimento, una riconosciuta fonte di ispirazione. Raramente i libri di testo scolastici di storia della letteratura italiana, documentano la Bibbia come compresenza ispirativa nella genesi e nella produzione di un’opera letteraria. Francesco d’Assisi nel “Cantico delle Creature” sottolinea l’impianto e la sequenza del “Laudato si’ mi Signore”, riprendendo il genere letterario della lode presente prevalentemente nei Salmi. Dante Alighieri nella “Divina Commedia”, in Vita Nova, nel Convivio e in De Monarchia”, con l’incipit del primo Canto dell’Inferno (Nel mezzo del cammin di nostra vita …) potrebbe far riferimento a Isaia 38,10 (“Ormai credevo di andare nel mondo dei morti nel meglio dei miei giorni, privato del resto della mia vita”). La Bibbia per Dante non è soltanto un repertorio di massime, di immagine o di allegorie, bensì un “senso dell’anima” (G. Marzot). È la prima e fondamentale “biblioteca” che accompagna il poeta teologo nel viaggio oltretomba; è “disposizione interiore e sostanza” della rappresentazione; “tutta la Divina Commedia è una grande complessiva citazione della Bibbia, il Testo in cui Dante s’affida per dare autorevolezza al proprio dettato” (G. Colombo). La bibbia nella letteratura italiana e occidentale La Bibbia è un documento presente tra le trame che ispirano le opere di molti autori della letteratura italiana: costituisce una componente del loro vocabolario, un grande modello di riferimento, una riconosciuta fonte di ispirazione. Raramente i libri di testo scolastici di storia della letteratura italiana, documentano la Bibbia come compresenza ispirativa nella genesi e nella produzione di un’opera letteraria. Vittorio Alfieri, autore del Saul, dice che “la concessione teatrale del Saul è biblica: dal rapporto tra l’uomo e Dio deriva il dramma del rapporto tra individuo e limite della realtà”. Vincenzo Monti: i personaggi di “Omero, Pindaro, Virgilio” sono grandi e maestosi; ma David (senza parlare dei profeti, specialmente d’Isaia), “David è qualcosa di più”. Ugo Foscolo: è lui stesso a dire che sono molteplici le testimonianze di stima per la Bibbia: “Ora sto leggendo e copiando in un librucciuolo tutto il libro di job: lo trascrivo col testo greco e latino vorrei pur di Caldeo o di Ebreo”, “Sublime libro”, “Poi ripresi in mano la Bibbia, e lessi senza interrompermi più sino a mezzanotte, […] arde il cuore, e nobilita le sventure più che non fa l’eloquenza e la morale sfoggiate dagli autori più celebri”. Giacomo Leopardi. Grande è il suo riconoscimento della Bibbia: in essa “bisogna considerare l’immaginazione orientale e l’immaginazione antichissima. Ben attese e pesate e valutate quanto si deve, queste due qualità che nella Scrittura si congiungono, niuno si farà meraviglia della straordinaria forza ch’apparisce forza né Salmi, né Cantici, nel Cantico, né Profeti, nelle parti e nelle espressioni poetiche della Bibbia, alla quale forza basterebbe una sola di dette qualità”. Al libro biblico di Qoèlet si rifanno il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia e A se stesso. Il libro di Giobbe è presente nella vasta produzione del Leopardi: “ma mentre nella Bibbia Giobbe tace e accetta, in Leopardi è Dio che tace”.