Federica Improda IID -Martedì 26 febbraio 2019, dopo aver svolto l’attività di orientamento universitario promossa dall’associazione Aster presso la fiera OrientaLazio, noi alunni delle classi seconde del liceo Pollione, insieme alle quarte del liceo Cicerone, abbiamo avuto il privilegio di visitare la costruzione conosciuta come Villa Lante – anche se questo nome è successivo di ben cento anni alla sua costruzione – a Bagnaia, presso Viterbo. La costruzione, attribuita a Jacopo Barozzi da Vignola, fautore anche di Palazzo Farnese a Caprarola, è considerata, assieme a Bomarzo (sede del famoso Parco dei Mostri), uno dei più famosi giardini italiani a sorpresa manieristici del XVI secolo. L’attrazione principale di Villa Lante è costituita naturalmente dai giardini, in particolare dai giochi d’acqua, dalle cascate alle fontane e ai grottini sgocciolanti, opera dello specialista di architettura idraulica Tommaso Ghinucci (ma fu consultato anche Pirro Ligorio). L’acqua si declina in due forme: ferma nelle vasche e nei piccoli bacini, dove il viandante può soffermarsi a riflettere e a meditare; in movimento nelle varie e molteplici fontane, a incarnare la massima filosofica del pánta rheî. Infatti il giardino, nella sua complessa architettura, si configurava nel Cinque e Seicento – con antecedenti nella tradizione greco-romana: i filosofi della scuola di Epicuro, per inciso, venivano chiamati “filosofi del giardino” – come un vero e proprio percorso iniziatico, volto alla purificazione dell’animo dell’individuo. Nel primo dei giardini, disposti a terrazze secondo un movimento ascendente, vi è la Fontana dei Lumini, una fontana circolare a gradoni alloggiata tra due scalinate in pietra; sul ballatoio di ciascun gradone, da fontane più piccole a forma di lucerne ad olio, sulle quali dovrebbe normalmente ardere una fiamma, sgorgano invece piccoli zampilli d’acqua. Salendo si accede alla cosiddetta “Mensa del cardinale”, un enorme tavolo di pietra con dell’acqua che scorre nel suo centro. In questo posto, il cardinal Gambara – da qui le innumerevoli raffigurazioni di gamberi distribuite in tutta la Villa – intratteneva i suoi ospiti con picnic; l’acqua al centro del tavolo serviva appunto a tenere i cibi al fresco. Superata la “Cordonata del gambero”, un gioco d’acqua visibile anche a Villa Farnese e Villa d’Este, sulla successiva terrazza si trovano ancora fontane e grottini e due tempietti che fanno da cornice a una tripla cascata, completando una composizione conosciuta come “Teatro delle acque”. Da qui, con alle spalle la cascata che simboleggia il caos della natura incontaminata, è possibile ammirare tutta l’estensione dei giardini: diventa ora palese il significato allegorico-iniziatico del percorso, che crea l’ordine dal disordine operando la perfetta sintesi tra uomo e natura.