di Bianca Petrosino 1° D– Nella notte di Natale 2018, dopo mesi di silenzio, l’Etna si è risvegliato accompagnato da uno sciame sismico, trecento scosse e una nube di fumo. La lava non ha creato gravi danni, ma la preoccupazione è stata maggiore per le scosse di terremoto che hanno accompagnato e seguito le eruzioni. Si sono rilevate molte deformazioni del suolo. Gli epicentri sono stati individuati vicino ai crateri sommitali e nella Valle del Bove, mentre gli ipocentri si sono rilevati a una profondità compresa tra gli 0 e i 3 km sotto il livello del mare. Nelle prime tre ore si sono susseguite circa trecento scosse, per fortuna di intensità non molto forte. La scossa più forte ha raggiunto una potenza di magnitudo 4,3 la quale ha provocato qualche danno ai paesi più vicini al vulcano. La scossa è stata d’intensità 5 della scala Mercalli e si è propagata per tutta l’area dell’Etna. Le eruzioni invece hanno interessato tre delle cinque bocche del vulcano. Tutto è partito dal cratere di Nord-Est. Successivamente si è aperta una fessura eruttiva, lunga circa 2 km. Poco più a Nord si è aperta una seconda fessura eruttiva che ha raggiunto circa 3000 metri di quota. Le eruzioni hanno dato vita a una nube di cenere scura e consistente. Alcune colate laviche hanno raggiunto il fondo del vulcano. Le scosse sismiche in totale sono state 750. Tutto ciò ha testimoniato la forza impressionate di un fenomeno naturale qual è il vulcano, si spera che questi episodi diventino sempre più rari e non comportino mai danni per gli esseri viventi.