//Due generazioni a confronto

Due generazioni a confronto

di | 2019-03-15T16:25:26+01:00 15-3-2019 16:25|Alboscuole|0 Commenti
  La demenza, o Alzheimer, è una patologia degenerativa del sistema nervoso: deriva dalla degenerazione, quindi dalla morte di tante cellule nervose. Tutto ciò causa perdita di memoria a lungo e breve termine e, per questo, le persone affette da patologie simili non riescono più a dominare le proprie emozioni. Per diagnosticare questa patologia ci sono varie prove, ad esempio, come ci ha spiegato il dott. Viganò, si fa disegnare ai pazienti un orologio, una casa o un semplice oggetto di vita quotidiana: il paziente risulta positivo alla malattia se i disegni appaiono storpiati. Abbiamo avuto la fortuna di partecipare al progetto DEMENTIA, che ha compreso due incontri. Il primo è stato il progetto vero e proprio, che si è svolto nella casa di riposo Piccinelli a Scanzo. Durante questa attività abbiamo avuto un incontro in cui il dottor Viganò ci ha esposto la storia della malattia, parlato delle varie fasi presentandocela in modo generale. Ma ovviamente la parte più interessante e che ci ha colpito di più sono state le due ore in cui abbiamo giocato alla Wii con degli allegri anziani affetti da queste patologie, perché si è scoperto che questa attività rallenta l’andamento della malattia. Lo scopo non era certamente quello di giocare ai videogame, ma, ovviamente, era di sensibilizzarci e di farci capire quanto un po’ di calore umano, di umanità e di premura possano aiutare noi a relazionarci con queste persone, ma anche gli stessi malati a sentirsi più sicuri e tranquilli. Perché essere tranquilli per queste persone non è affatto facile: pensano sempre di essere minacciati dagli altri proprio per il fatto stesso di non ricordarli. Un’altra cosa che spesso si dimenticano è la loro casa, come ci ha raccontato la poliziotta Marcella: un signore anziano alla fermata del pullman, in mezzo a tanti ragazzi (era il pullman che riporta gli alunni delle medie a casa), continuava a controllare che nel portafogli ci fossero i soldi. Poi quando è passato il pullman, il signore è rimasto lì alla fermata. Così l’agente di polizia ha capito che c’era qualcosa che non andava. Quindi gli hanno chiesto cosa fosse successo e lui ha raccontato che era uscito come tutte le mattine, ma che si era confuso e non era salito sul pullman.  Quindi gli hanno chiesto dove abitava e lui ha risposto con il suo indirizzo.  Quando sono arrivati lì hanno scoperto che il signore abitava lì 40 anni prima, questo perché i malati di Alzheimer, alle volte, non distinguono presente e passato.  Ovviamente, dopo sono risaliti alla sua vera residenza e l’hanno portato dalla moglie. La morale della favola è che chiunque può riuscire ad aiutare queste persone, l’importante è volerlo davvero. Infatti molto spesso le persone che mettono maggiore impegno in questo, sono proprio le famiglie e gli amici dei malati, che per motivi ovvi hanno interesse che i loro parenti stiano bene. Un modo per aiutare queste persone senza bisogno di una laurea in malattie degenerative è il contatto fisico, come quello visivo, ma anche non fare troppi rumori contemporaneamente perché si infastidirebbero e non riuscirebbero più a gestirsi…   Come è facile rendere felice qualcuno!!! VACCA LORENZO 3C VALERIA BIONDO 3C CHIARA MARTINELLI 3C