Riccardo Nuri –
Mancano ancora pochi giorni all’inizio della primavera, ma per le vie della città, tra le pieghe del centro storico, l’aria intiepidita dai raggi del sole accarezza i nostri capolavori barocchi.
Noi ragazzi dell’I. C. Galateo-Frigole, tra miti, leggende e vicende storiche, abbiamo riscoperto luoghi e itinerari della nostra Lecce, denominata la città delle cento chiese o la capitale del barocco. Attraverso le tortuose e avvincenti stradine del centro storico, abbiamo respirato e goduto delle immense bellezze antiche del nostro territorio, riscoprendo il nostro senso civico di appartenenza al territorio.
Ad essere sincero, durante questa visita guidata, ho avvertito la sensazione di non conoscere la mia citta, è stato come guardarla con occhi completamente diversi. Grazie alla nostra guida, una ragazza russa, Alena Murynava, sono stato catapultato nel passato e ho potuto rivivere la storia e le grandezze artistiche e architettoniche della mia terra.
Mi sono ritrovato nel 1549 al fianco dell’architetto Gabriele Riccardi mentre dava inizio alla costruzione della Basilica di Santa Croce, simbolo dello stile barocco con la sua facciata imponente ma allo stesso tempo elegante e raffinata, arricchita da colonne, statue, putti e ben 900 facce scolpite.
E poi nel 1659 al fianco dell’architetto Giuseppe Zimbalo mentre iniziava la sua opera di rifacimento barocco del Duomo, con il suo grandioso interno a croce latina e i suoi dodici sfarzosi altari adornati da eleganti colonne.
Sono diventato parte attiva del popolo che nel 1656 chiedeva a gran voce al vescovo di Lecce, Oronzo, di fermare la peste e salvare la città, la stessa persona che lo ha poi acclamato Santo e patrono di Lecce.
E infine nel 1922 quando, sotto la guida di Mussolini, fu riportato alla luce l’antico Anfiteatro romano, teatro di scene di caccia e di spettacoli vari, talmente grande da contenere oltre 25.000 spettatori.
Ho quindi realmente vissuto la mia bellissima, fantastica Lecce, forse per la prima volta, riscoprendone lo splendore ed il suo altissimo valore culturale.