//Stupro: può essere giustificato dall’abbigliamento?

Stupro: può essere giustificato dall’abbigliamento?

di | 2019-03-02T16:23:47+01:00 2-3-2019 16:23|Alboscuole|0 Commenti
“Ero a scuola per un corso pomeridiano, ero una ragazza introversa e silenziosa. Mi vestivo con maglioni e pantaloni larghissimi, mi nascondevano ed era quello che volevo . Quando sono andata in bagno lui mi ha seguita. Mi ha violentata e mi ha lasciata per terra”. Queste le parole di una vittima di stupro. Un maglione e un paio di jeans per la vittima saranno sempre “quei vestiti”, macchiati da segni invisibili. Sono i vestiti che indossava il giorno in cui ha subito una violenza. Su pannelli bianchi sono appesi magioni e jeans, vestiti a fiori, tailleur, tute, pigiami, anche una divisa da lavoro. “Tutti abiti normalissimi, uguali a quelli che ciascuna di noi indossa ogni giorno” spiega Simona Sforza, presidente dell’assiciazione Libere Sinergie che a Milano ha presentato la mostra “Com’eri vestita?” a marzo di quest’anno. Questo progetto si è poi esteso a molte città italiane che hanno realizzato mostre in collaborazione con l’associazione citata precedentemente. Il titolo di queste esposizioni richiama una domanda rivolta spesso alle vittime, piena di stereotipi, “perchè- continua Sforza- presuppone l’idea che la donna avrebbe potuto evitare lo stupro se avessi evitato di indossare abiti provocanti”. A questa idea la mostra risponde con i capi che donne violentate indossavano il giorno del loro stupro. Indomenti semplici, della quotidianità, ma anche gonne e abiti che risaltano la femminilità. “Un no è un no e nessun abbigliamento né atteggiamento giustifica una violenza. Con la mostra vogliamo smanellare il pregiudizio che colpevolizza la donna che subisce delle molestie. La colpa è sempre e solo di chi commette la violenza”. Il “se l’è cercata” è sbagliato perchè un no rimane no con qualunque tipo di abbigliamento. Carlotta Bulgarelli 3C