La parola “Shoah” deriva dalla lingua ebraica e significa “catastrofe”. Purtroppo
questa parola oggi si usa per ricordare il genocidio degli Ebrei, avvenuto tra il 1939 e
il 1945; il ricordo è fondamentale per far sì che simili tragedie non si ripetano più.
Nel 1935 in Germania, sotto il dominio nazista, si stabilirono leggi razziste contro gli
ebrei (definiti una razza non pura), gli zingari, gli omosessuali…
Gli Ebrei venivano presi con la forza, compresi i bambini, portati nei campi di
concentramento dove perdevano la propria identità e dignità di uomini. Venivano
perfino marchiati con un numero come se fossero animali. Gli uomini più forti
svolgevano lavori pesanti, mentre gli anziani e i più deboli venivano subito uccisi.
Non dobbiamo mai dimenticare il modo orribile in cui venivano uccisi, cioè con il
gas; successivamente, i loro corpi venivano ridotti in cenere. I bambini venivano
attirati con l’inganno, con la scusa di fare la doccia o con la frase “Chi vuole vedere
la mamma, faccia un passo avanti”.
Molti sono stati i poeti e gli scrittori, come Elie Wiesel e Primo Levi, che hanno
vissuto in questo atroce tempo e che hanno poi raccontato la loro storia. E’ necessario
che le nuove generazioni tengano vivo il ricordo di questa pagina triste della nostra
storia e tramandarlo per sempre, affinchè non si ripetano più gli errori e gli orrori del
passato.