di Sara D’aniello –
…Scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti
non crescono…
A questo bambino è stata tolta con violenza e odio l’opportunità di vivere. Gli è stato negato il diritto alla vita, al gioco, allo studio, al nome. Qualcuno ha deciso il suo destino! Perché?
Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa aprirono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e liberarono i pochi superstiti presenti. E’ proprio grazie alla testimonianza di quei superstiti che è stato possibile ricostruire gli orrendi crimini commessi dai Nazisti.
In Germania nel 1933 i Nazisti raggiunsero il potere e manifestarono fin da subito le loro intenzioni di liberarsi dei “diversi”. Milioni di ebrei, rom, slavi, omossessuali, disabili e comunisti furono prima ghettizzati e poi sterminati senza un perché, o meglio perché considerati “diversi”. Milioni di esseri umani furono fucilati o avvelenati con gas tossici. Negli ultimi mesi di guerra si racconta che venivano uccisi circa 6000 esseri umani al giorno.
Dal 2005 l’ONU ha scelto proprio il 27 gennaio per ricordare tutte le vittime della Shoah con l’unico obiettivo di evitare che eventi del genere si ripetano. Conoscere e ricordare il passato ci rende consapevoli di quanto l’essere umano possa essere crudele, di quanto dobbiamo impegnarci affinché sentimenti positivi come l’amore, la condivisione e la pace prendano il sopravvento nella nostra vita.
Se guardiamo un documentario o delle fotografie di ciò che è accaduto tra il 1935 e il 1945, proviamo grande rabbia, dolore, orrore, dispiacere.
Purtroppo, però, per quanto riteniamo orribili le immagini del passato, stiamo diventando insensibili a quelle del presente. Ogni giorno i telegiornali ci fanno vedere migranti in mare che rischiano la vita e che spesso la perdono. Cosa proviamo? Lo stesso orrore? Non tutti.
Tra le varie fotografie dei migranti morti annegati, mi è capitato di vederne una di un bambino che aveva la pagella cucita sulla maglietta. Con la sua pagella voleva far sapere a noi che era bravo a scuola? Che aveva studiato? Che di lui ci si poteva fidare? Non lo sapremo mai. E’ morto insieme ad altre 1000 persone.
Ricordiamo il passato per non sbagliare nel presente e nel futuro. Questa era l’intenzione dell’ONU quando ha deciso di istituire la Giornata della Memoria.
L’odio razziale e ideologico ha permesso più di 80 anni fa di costruire ghetti e campi di sterminio, provocando milioni di morti in modo atroce e violento.
Oggi e per sempre dobbiamo continuare a ricordare il passato e riflettere prima di avere comportamenti razzisti o discriminatori verso altri esseri umani.
Nessuno è diverso, tutti meritiamo gli stessi diritti e tutti abbiamo gli stessi doveri.