di Stefania Migliozzi (5^B) – Siddharta di Hermann Hesse, opera pubblicata nel 1922, è un racconto o romanzo di formazione che descrive un viaggio spirituale alla scoperta di se stessi. Il giovane protagonista, Siddharta, inizia il suo percorso di maturazione individuale che ha come obiettivo la saggezza.
Egli inizia il suo viaggio insieme all’amico di infanzia Govinda, che lo venera per la sua saggezza. All’inizio i due vanno a vivere con i Samana, un gruppo di asceti che conducono una vita essenziale. Qui trascorrono tre anni, tra meditazione e privazioni fisiche estreme (il digiuno, il rifiuto dei vestiti), ma non raggiungono la rivelazione spirituale tanto attesa. Perciò Siddharta e Govinda decidono di raggiungere la setta del Buddha Gotama, per giovarsi del suo esempio e dei suoi insegnamenti. Tuttavia, una volta arrivati al cospetto del maestro, Govinda decide di restare, mentre Siddharta, non ancora soddisfatto del traguardo raggiunto, prosegue il suo cammino, perché vuole guadagnarsi la saggezza autonomamente, senza adeguarsi in maniera passiva agli insegnamenti di qualcun altro.
Successivamente, dopo aver conosciuto un barcaiolo che lo aiuta a superare il fiume, Siddharta giunge in città e conosce la bellissima cortigiana Kamala, se ne innamora, e con lei trascorre gli anni successivi, rinunciando alla ricerca di sé. Kamala vuole renderlo un uomo ricco e di successo e quindi indirizza Siddharta dal mercante Kamaswami.
Tuttavia Siddharta intuisce che la sua vita materiale non può esaurire la ricerca assillante di una verità spirituale, ma quando incontra l’amico Govinda, ormai monaco buddhista, capisce di dover abbandonare la vita di piaceri a cui è abituato e così lascia Kamala, che è incinta. Nella sua fuga Siddharta è pieno di rimorsi per gli anni trascorsi insieme a Kamala, che hanno interrotto la sua ricerca spirituale, e pensa al suicidio, idea che subito abbandona grazie alla meditazione dell’Om. Così ritrova la sua ragione di vita, che condurrà lungo le sponde dello stesso fiume presso cui voleva suicidarsi. Un barcaiolo, Vasuveda, insegna a Siddharta il significato dell’acqua e del fiume, visto come un essere vivo, che parla e insegna.
Dopo diversi anni, Siddharta rivede Kamala, che, con il figlio avuto da lui, di nome anch’egli Siddharta, deve attraversare il fiume. Tuttavia la donna viene morsa da un serpente e muore. Siddharta prende con sé suo figlio che, però, col tempo si rivelerà un giovane ribelle, di carattere completamente opposto a quello di suo padre. Dopo molti anni il figlio scappa e Siddharta pensa a quando egli stesso fuggì da casa per seguire il suo destino. Il dolore del padre cessa quando ascolta la voce del fiume, che lo condurrà all’illuminazione. In seguito il barcaiolo parte, avendo ormai portato al termine la sua funzione. Il romanzo termina con l’incontro tra Siddharta e Govinda, entrambi anziani. I due si raccontano le loro vite e Govinda, capendo che Siddharta è diventato egli stesso un Buddha, si inchina al cospetto dell’amico. Il tema centrale del romanzo si sviluppa lungo il percorso di Siddharta alla ricerca dell’unità, infatti ogni fase della sua vita è costruita sull’esperienza di quella precedente. Quando Siddharta si unisce alla comunità dei Samada, si lascia alle spalle gli insegnamenti dell’infanzia, rinunciando ai possedimenti materiali per concentrarsi sulla ricerca di se stesso ed affinare la sua mente. Quando però scopre l’amore sensuale ed il mondo degli affari interrompe la ricerca, approdando così a un tormento interiore che lo condurrà quasi al suicidio. Dopo aver preso coscienza della sua insoddisfazione Siddharta lascia la città, riprendendo il suo percorso di rinascita e senza possedimenti, e diventa in grado di ascoltare la voce dell’universo, che si manifesta attraverso il rumore del fiume. Questa via individuale, per Siddharta, è a metà tra gli eccessi dell’ascetismo intransigente dei Samana e la vita esclusivamente passionale e terrena sperimentata con la fascinosa Kamala. Nella ricerca di distruzione della propria anima, realizza di essere parte di un’anima collettiva, parte di un tutto: tutte le cose diventano una. Così, Siddharta raggiunge l’illuminazione, sviluppando la sua relazione con la natura e vivendo a stretto contatto con essa. Il mondo naturale rappresenta una via di mezzo tra la via ascetica ed il mondo materiale. La spiritualità è intimamente connessa alla saggezza. Coloro che hanno ottenuto l’illuminazione sono anche saggi. Non si può divenire esseri spirituali tramite lo studio dei libri o tramite i maestri, ma solo tramite una rivelazione personale. Il tempo è, poi, un altro tema importante del libro e, secondo molti personaggi, semplicemente, non esiste. Dopo aver ascoltato il fiume, l’intuizione principale che condurrà Siddharta all’illuminazione, è che il tempo è un’illusione, che la vita non è un susseguirsi di eventi, ma è onnipresente. L’eternità sorge dall’unità del mondo e il passato e il futuro sono parte di un eterno presente.