di Davide Pomes –
Le pagine del libro di Alessia Cruciani, La guerra dei like, mi hanno spinto a riflettere tra me e me; ho cercato quindi di calarmi nei panni di una vittima e ne è venuta fuori questa pagina.
Sono Angelo, un bambino timido e delicato.
Ogni mattina mi alzavo felice e andavo con tanto entusiasmo alla scuola materna perché potevo giocare con i miei compagni: tra questi ce n’era uno che voleva stare sempre con me e che, ogni giorno, mi aspettava all’entrata per saltarmi addosso. Lui era più alto e grosso di me e, per questo, mi faceva male;
lo so che lui, anche se mi assaliva con foga, lo faceva solo per giocare.
Infatti io gli ho voluto bene comunque.
Alla scuola elementare mi svegliavo pieno di gioia perché potevo andare a scuola e imparare dalle maestre ma anche dai compagni. Ogni volta, alla ricreazione, non trovavo la mia merenda e rimanevo senza mangiare; un compagno di classe mi chiedeva con forza di comprarla anche a lui; io lo so che lo faceva perché aveva molta fame.
Infatti io gli ho voluto bene comunque.
Sono cresciuto ed approdato in prima media.
Quando arrivavo in classe ero l’unico che appendeva il proprio giubbotto, mi sedevo e cominciavo a seguire la lezione; alla fine della giornata scolastica, quando andavo a prendere il mio giubbottino di pelle, vedevo che era tutto tagliato e che non mi sarebbe servito per coprirmi. Sicuramente lo facevano solo perché non avevano giubbotti e quindi volevano scherzare con il mio.
Infatti gli ho voluto bene comunque.
Arrivato in seconda media, ho scoperto che avevano fatto un video mentre mi prendevano in giro, ma io lo so che volevano solo provare un’applicazione del nuovo cellulare.
Infatti io gli ho voluto bene comunque.
Ora, in terza media, sono meno timido; mi diverto molto perché, oltre ad imparare, svolgo molte attività. Quando andiamo in palestra, alcuni si divertono a farmi lo sgambetto; io li ho sempre perdonati perché non mi hanno fatto molto male.
Oggi è mercoledì e saremmo dovuti andare in palestra; alcuni compagni mi hanno fatto il solito sgambetto ma, questa volta, io ho sbattuto contro il muro e mi hanno portato con urgenza in pronto soccorso perché avevo tutta la faccia insanguinata.
Ora sono qui, sul lettino della sala operatoria, in attesa che mi rimettano a posto il viso.
Intanto la mia mente corre indietro…
Se lo avessi detto alla maestra, quel bambino non mi sarebbe saltato addosso.
Se ne avessi parlato con i miei genitori, non avrei dovuto comprare le merende.
Se avessi raccontato di quel maledetto video, non sarei stato ridicolizzato da tutti.
Se mi fossi confidato con la professoressa, ora il mio sorriso sarebbe intatto.
NONOSTANTE TUTTE LE INGIUSTIZIE SUBITE, NON VOGLIO SMETTERE DI VOLER BENE,
MA SE SOLO AVESSI PARLATO PRIMA…