FRANCESCO MALIZIANO – Hey, Prof, posso darti del tu? So di certo che me lo permetterai. Cosa dire? Noi tutti non avremmo mai pensato di stare oggi qui, a vivere un momento… come definirlo? triste? straziante? Non ci sono parole: ecco la verità. Pensare che fino a qualche settimana fa eri lì, dietro quella cattedra in classe, considerata una casa, un posto sicuro dove poter esser se stessi: si rideva, ci si confrontava, ma soprattutto ci si confidava; sì, perché tu, Prof, non eri una semplice insegnante ma eri diventata una nostra amica, quella con cui noi ragazzi potevamo parlare dei nostri stupidi problemi adolescenziali, con cui potevamo scambiare qualche chiacchiera, un’amica da cui andare quando c’era bisogno di una parolina con qualche professoressa. Pensare che non potremmo più salutarti dicendo “buongiorno Prof… tutto bene?”, non poter più vedere quel sorriso che scattava ogni qualvolta si incrociava il tuo sguardo, ci rattrista, e molto, e non immagini che vuoto hai lasciato dentro ciascuno di noi… Il rammarico più grande, però, è stato quello di non aver potuto salutarti, di non aver potuto vedere quegli occhiali neri, quel sorriso, e soprattutto di non aver potuto dirti arrivederci per l’ultima volta. Ed ecco, oggi noi siamo qui per dirti “Arrivederci Prof”, “Arrivederci alla persona splendida che sei stata, che sei e che sarai sempre nei nostri cuori”. Un arrivederci che fa male, ma che ci dà la consapevolezza che sicuramente ora ti trovi in un posto migliore di questo, sempre dietro una cattedra, a insegnare agli angeli come si traduca una versione di greco e come si coniughi il verbo LYW. Cicerone diceva “vita mortuorum in memoria est posita vivorum”, ovvero “la vita dei morti sta nella memoria dei vivi”, ed ecco: noi ti terremo in vita qui, nella memoria e nel ricordo. Come concludere quest’ultimo saluto se non con le sagge parole che tuo fratello ci disse qualche giorno fa: “Ricordatela così come l’avete vissuta: serena e con una voglia di vivere che caratterizza poche persone”.
Ciao Prof!