//I monumenti raccontano: “Caro nonno”

I monumenti raccontano: “Caro nonno”

di | 2019-01-21T20:53:55+01:00 21-1-2019 20:53|Alboscuole|0 Commenti
a cura degli alunni della cl. III A della “Scuola Primaria F.A. Frondini” in memoria di Vito e Antonio Fastellini e di tutte le vittime della guerra –  Caro nonno ti scrivo, è da un po’che vorrei, la tua storia è la stessa di tanti umili eroi.   Mi giunge memoria da mamma e papà di un uomo vissuto non troppi anni fa.   Tu giovane uomo costretto all’ardore, nel nome di un sogno, di un tricolore.   Accanto al camino ascolto il racconto di un’ombra che prega accasciata al tramonto.   Per te che vivevi di campi e stornelli la guerra ti prese, rubò gli anni più belli.   Nei prati fiorivano malva e narcisi, ma il fronte chiamò lontano da Assisi.   Mentre il fango spietato ingoiava le vite, tuo figlio nasceva fra lenzuola sbiadite.   Antonio cresceva, il tempo passava, a cullarlo le braccia di chi ancora ti amava.   Per te venne il giorno di tornare alla vita, ma per altri la guerra non era finita.   Riabbracciare tua moglie ed amare tuo figlio non poteva bastare a scordare il periglio.   Tornasti ai tuoi campi a sudar sulla terra, poi anche tuo figlio conobbe la guerra.   Lui giovane uomo tu vecchio soldato, schiacciati dal peso di un destino assetato.   Assetato di sangue, affamato di vita, di madri segnate dalla stessa ferita.   Di guerre volute da chi non combatte, di chi perse i figli in quelle disfatte.   Di uomini soli col proprio dolore, che scrisser la storia ingoiando l’orrore.   Di uomini offesi nel corpo e nel cuore, donare la vita in cambio di onore.   La sorte crudele volle il vostro ritorno, per voi che nel cuore morivate ogni giorno.   Ripensando ai compagni all’ombra dei tigli con dolore per chi non conobbe i suoi figli.   Di eroi seppelliti fu piena la storia, che il mondo conservi la loro memoria.   Si odan nell’aria i dolci stornelli in vostro ricordo nei giorni più belli.   I grandi del mondo si tendan la mano affinchè il vostro dono non sia stato vano.   Soldati e milizie depongan le armi perché i loro nomi non fregino i marmi.   Che sia la coscienza più grande disdetta, la pace divenga la nostra vendetta.