//L’arte di essere fragili

L’arte di essere fragili

di | 2019-01-07T10:08:21+01:00 4-1-2019 14:44|Alboscuole|0 Commenti
di Giulia Crini (classe 3^E) – Che cos’è la felicità? Tutti noi crediamo che essa sia una scienza e che si trovi solo negli avvenimenti più importanti della nostra vita. Non è così… non è assolutamente così e l’ho capito grazie al libro “L’arte di essere fragili”. Viviamo in un periodo in cui, soprattutto noi adolescenti, pensiamo al voto a scuola, o al poter uscire con gli amici, come un qualcosa di importante, … la moda, la musica… e nonostante tutto questo sentiamo che abbiamo ancora bisogno di qualcosa, come se nulla ci basti, ma vogliamo sempre di più, un di più inutile. Queste sono le parole di Alessandro D’Avenia, scrittore e professore di lettere che ogni giorno è a contatto con adolescenti dai quali ha imparato tanto. Alessandro non sapeva cosa fosse la felicità, non lo sapeva fino alla scoperta di uno dei poeti più importanti della letteratura italiana. Secondo voi chi? Beh… Giacomo Leopardi. Sono sicura che non ci crederete… d’altronde come è possibile… Giacomo Leopardi… colui colpito dalla sfortuna nei suoi trentotto anni di vita triste… colui che non ha trovato l’amore e che fu anche maledetto nella sua salute… brutto, cieco e curvo come pochi. Vi posso però assicurare che non è così e vi spiegherò anche il perché. Avete mai conosciuto un uomo che è capace di immaginare l’infinito in un mondo di realtà buio e triste? Chi conoscete, oltre lui, che aldilà della sua famosa siepe era capace di vedere il mondo e non solo un colle. Chi, oltre lui, ha provato l’amore, e per amore non si intende solo per una donna, ma anche per un semplice amico, un amico vero però, che non ti abbandona, colui che ti dice che sei fantastico nonostante la tua gobba, colui che ti consola se la donna che amavi non ha corrisposto il tuo stesso sentimento, colui che ti è vicino per scrivere i tuoi testi poetici quando tu non avevi la possibilità a causa della tua cecità, colui che ti stringe la mano fino a quando non hai battuto le ciglia per l’ultima volta. Poche hanno questa fortuna, soprattutto oggi, che di amici veri pochi ce ne sono. Lui, però, era fortunato perché Antonio Ranieri “fu quel colui” … fu la sua mano destra, e la sua coscienza. Chi, secondo voi, avrebbe il coraggio di provare e riprovare, cercando di convincersi che la realtà della vita può essere diversa dal nostro paesino d’origine, e chi è in grado di accettare che la realtà in cui viviamo è diversa da una fiaba con un lieto fine. Questo insegna Leopardi… altro che pessimismo cosmico… e questo D’Avenia cercava di far capire ai suoi studenti. Spesso Alessandro era il medico degli studenti. A lui molti quindicenni, sedicenni e diciassettenni si affidavano per trovare una medicina che li aiutasse a sopravvivere. Chi era malato, ma voleva coltivare i suoi sogni, chi poteva possedere qualsiasi ricchezza materiale, ma non possedeva quella famigliare, chi si era tolto la vita non perché non fosse grato di averla, ma perché non trovava una motivazione per viverla… e Alessandro insegna ciò che gli aveva insegnato Leopardi. Voi, ad esempio, lo conoscete un modo per vivere fino alla fine la vostra vita, cosicché, quando per l’ultima volta chiuderete gli occhi, non avrete rimpianti e potrete dire “Sono felice perché ho fatto quel che desideravo”? So che è ancora presto per pensarci, mi scambierete per una matta infatti, ma ognuno di noi deve trovare un senso alla vita e viverla al meglio possibile per godersela fino in fondo, breve o lunga che sia. Essendo poi un professore Alessandro, ha la possibilità di conoscere perfettamente l’adolescenza che definisce come “L’arte di sperare”. Che significa, secondo voi, arte di sperare? Noi, ad esempio, che stiamo entrando nell’adolescenza, ci poniamo tantissime domande a cui non sappiamo rispondere… ma lo stesso ce le poniamo perché ci piace fantasticare, desiderare, immaginare e sperare. E questo non è cosa semplice nella realtà in cui ci troviamo, e non è neanche una scienza perché essa non può spiegarlo, … è un dono… un’arte che gli adolescenti posseggono. Non stupiamoci, allora, dei nostri cambiamenti d’umore, perché la speranza va e viene e godiamocela fino a quando la maturità ti mostrerà il mondo reale. Essa, infatti, è definita da Alessandro come “L’arte di morire”. Non lo possiamo capire noi ancora, ma quando lo capiremo sarà diverso, sarà un mondo diverso da quello del presente. E poi c’è la morte o “L’arte di rinascere” … so che è brutto parlar di morte, ma vediamola come un qualcosa di positivo. Perché “L’arte di rinascere”? Perché quando realmente ci accorgiamo che quel respiro sarà l’ultimo, se abbiamo realmente vissuto la vita, potremmo dire “Sono felice perché ho fatto quel che desideravo e nulla è andato sprecato!” Pensateci… vi sembra sbagliato… vi sembrano cose da poco queste, o forse dovremmo imparare a fare più attenzione alla nostra vita e vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, sfruttandolo al meglio. Non vi ho ancora risposto però… che cos’è la felicità? La felicità è un qualcosa che arriva quando meno te l’aspetti, e proprio il suo arrivo inaspettato, la rende magica. Per questo sorridete… che la felicità arriva… sempre… parola di Giacomo  Leopardi!