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Bullismo

di | 2018-12-28T12:33:02+01:00 18-12-2018 18:41|Alboscuole|0 Commenti
di Alessio Antonaci – Da un articolo di giornale letto su facebook  leggo: “POGGIARDO (Lecce) – Lascia un biglietto e poi si lancia nel vuoto da un’altezza di 5 metri. Ma una siepe attutisce il colpo e ora una 12enne si trova ricoverata presso l’ospedale “Vito Fazzi”. La ragazzina è stata immediatamente soccorsa e trasportata in ambulanza a Lecce. I carabinieri hanno comunque avviato le indagini acquisendo le testimonianze dei genitori per comprendere i motivi di questo insano gesto. Tra le piste investigative anche quale che la minore possa essere stata vittima di episodi di bullismo…” Mi sembra strano leggere che una mia coetanea abbia fatto un gesto del genere per reagire ad una situazione di insofferenza; il Bullismo può fare anche questo ed è un fenomeno che difficilmente trova una soluzione prima che qualcuno rimanga “vittima”. Troppo spesso sentiamo nei notiziari o leggiamo sul web di giovani studenti che all’ennesimo atto di bullismo decidono di togliersi la vita. Altri ancora cadono in depressione, smettono di parlare e di giocare, praticamente di vivere per colpa dei bulli che li prendono in giro per i motivi più disparati. E’proprio durante il periodo dell’adolescenza che succedono queste cose perché qualcuno ancora è bambino indifeso, ingenuo e qualcun altro si sente invece già grande, superiore e in diritto di prevaricare sugli altri. La vittima subisce comportamenti violenti fisici o psicologici da parte del bullo che si sente in diritto di comportarsi come vuole. Da “semplice” atto fisico o psicologico (parolaccia, spintone, insulto, sgambetto ecc.) oggi diventa anche un atto virtuale: nei social, un insulto o una presa in giro, ha una diffusione a macchia d’olio. Basta un semplice messaggio su whatsapp una foto modificata o un post su Facebook, e la persona derisa diventa il “fenomeno del momento sul web e il dolore provocato è ovviamente di entità ancora maggiore. Il fenomeno del bullismo è molto diffuso nelle scuole: servirebbe maggiore controllo e i ragazzi, vittime dello stesso, dovrebbero avvisare immediatamente i genitori e gli insegnanti, affinchè i comportamenti da parte di questi bulli cessino subito. In genere questi ragazzini agiscono in gruppo, perché nel gruppo si sentono più forti di agire e di offendere. Il bullismo sui social diventa “cyberbullismo”; sono atteggiamenti “cattivi” ripetuti nel tempo contro una persona che non può facilmente difendersi: il bullo può mantenere l’anonimato, ha un pubblico più vasto, cioè i social network, e può controllare le informazioni personali della sua vittima; quest’ultima è ancora più indifesa perché non sa chi c’è dall’altra parte. Solo un intervento delle forze di polizia, tramite una denuncia potrebbe salvarla, anche se tante volte la vergogna e l’umiliazione possono portare a gesti con fini tragici. I ragazzi devono imparare ad usare consapevolmente internet e i social network, sia per la loro incolumità, per non incappare nei pericoli della rete, sia per avere consapevolezza che il web non può sostituire una bella partita di pallone o una passeggiata con le amiche. Bisognerebbe che gli adulti (soprattutto nella scuola) ci informassero ancora di più di ciò che potrebbe accadere sul web e delle ripercussioni che noi ragazzi possiamo avere nella vita reale. Leggendo il libro “La guerra dei Like” capisco ancora di più che ci sono dei comportamenti che se all’apparenza possono sembrare, da parte di chi li fa, innocui e superficiali, dall’altra parte, chi li subisce non li considera tali, rimanendoci male e sentendosi emarginato.