di Lorenzo Scordamaglia – Quando si dice ‘nduja si dice Calabria. E’ prodotta, difatti, nei dintorni di Vibo Valentia, anche se la sua città di origine si fa coincidere con Spilinga, luogo in cui la sua preparazione si tramanda da generazioni. La ‘nduja proviene dalla cucina povera e nasce dall’intento di evitare che le parti meno pregiate e più grasse del maiale, ovvero le interiora, lo stomaco, l’intestino ed i polmoni, vadano perdute. Il termine ‘nduja sarebbe legato a quello di un altro insaccato simile prodotto in Francia che si chiama andouille anche se entrambi trarrebbero origine dal termine latino “inductilia”. La nduja è un insaccato spalmabile caratterizzato da una consistenza cremosa. Essa si realizza con le parti grasse del maiale unitamente al peperoncino calabrese. La dose massiccia di quest’ultimo garantisce una lunga conservazione anche in assenza di additivi o conservanti. Come preparare la nduja? La ricetta originale segue una proporzione consolidata, ovvero due kg di carne per uno di peperoncino. Per prepararla basta raggruppare in una grande ciotola lardo, grasso e pancetta di maiale finemente tritati insieme il peperoncino e mescolare bene, salare opportunamente quindi trasferire il composto all’interno di un budello cieco. Dopo l’affumicatura la nduja è pronta. Chi ama la cucina piccante la adora: il suo colore rosso vivo la rende invitante alla vista ancora prima che al palato. E’ versatile in cucina ed è un alimento al quale difficilmente si può resistere. I suoi possibili utilizzi in cucina sono svariati. Quello più comune la vuole spalmata sul pane – fresco o abbrustolito – per dare vita ad antipasti rustici da accompagnare con un bicchiere di buon vino rosso. Si può unire anche a diversi condimenti per la pasta, ad iniziare dalla classica passata di pomodoro fino ad arrivare alla salsa ai 4 formaggi. Ottima è, ancora, sulla pizza e insieme ai formaggi semi stagionati tagliati a fettine.