//Yasmine: il miracolo a metà

Yasmine: il miracolo a metà

di | 2024-12-24T21:38:49+01:00 24-12-2024 21:38|Alboscuole|0 Commenti
Yasmine: la ragazzina di 11 anni sopravvissuta al naufragio. Sono migliaia le persone che ogni giorno fuggono da un Paese che purtroppo non è più un posto in cui vivere. Guerra, persecuzioni, fame sono state e saranno sempre buone ragioni per sperare in una vita migliore. Qualcuno ce la fa, molti purtroppo, perdono la vita prima di raggiungere la fine di ciò che si rivela un oscuro tunnel . Yasmine è una ragazzina di 11 anni che, assieme alla sua famiglia, fuggiva dalla Sierra Leone. La notte tra l’10 e il 11 dicembre, questo viaggio si è trasformato in un terribile naufragio nel quale su 45 persone, 44 sono risultate disperse nelle gelide acque del Mediterraneo. E’ stata proprio Yasmine la quarantacinquesima naufraga, l’unica riuscita a sopravvivere. Rimasta 3 giorni in mare – come ha raccontato lei stessa ai soccorritori – con onde altissime, senza cibo né acqua, con solo un salvagente improvvisato creato con pezzi di pneumatici pieni d’aria e un giubbotto di salvataggio, è riuscita a chiedere aiuto. Nel corso della notte la nave tedesca Trotamar III infatti, ha captato il suo segnale (urla disperate secondo alcune testate, flebile voce secondo altre), portandola poi in salvo al largo di Lampedusa. Le condizioni di Yasmine non sembravano particolarmente gravi. Pertanto dopo gli accertamenti dei medici del poliambulatorio di Lampedusa, è stata trasferita nell’hotspot dove è persino riuscita un po’ a giocare prima di addormentarsi, sfinita. Il racconto di Yasmine, poco più che bambina è particolarmente toccante : «Siamo partiti da Sfax, in Tunisia, tre giorni fa. Su quella barca di ferro eravamo in 45. C’era anche mio fratello. A un certo punto il mare è diventato troppo più grande di noi. La barca si è riempita d’acqua ed è andata a fondo. Per un po’ siamo rimasti in tre. Tutti attaccati a quel salvagente. Eravamo vicini nel mare. Ci tenevamo. Pregavamo. Ma poi non li ho più visti. Sono rimasta sola». Al di là della confusione temporale che avrebbe portato la bambina a non comprendere le reali ore passate, non sono ancora chiare le dinamiche degli eventi; sappiamo solo che in mare, in quelle condizioni, non si riuscirebbe a sopravvivere per più di 12 ore. E ancora non ci si spiega neanche come la guardia costiera non si sia accorta di un evento così grave e perché non sia intervenuta. Tanti italiani hanno chiesto nelle ore immediatamente successive, l’affidamento di Yasmine e si sono offerti di aiutarla in ogni modo possibile. Il Governo, dal canto suo ha invece taciuto sulla vicenda della piccola sopravvissuta, nel senso che non si è espresso su di lei e sul suo dolore di bambina ormai sola in un Paese sconosciuto né tantomeno ha avuto parole di ringraziamento per i suoi soccorritori. Ha invece colto l’occasione per riaffermare le sue posizioni di contrasto all’immigrazione dopo un breve riferimento all’accaduto. “Ogni bambino ha il diritto di crescere sano e in condizioni di sicurezza, di sfruttare il suo potenziale, di essere ascoltato e preso sul serio. Ha diritto a una famiglia, all’istruzione, alla cura” Questo, tra l’altro afferma la Dichiarazione dei Diritti dell’Infanzia. Allora perché la piccola Yasmine non era a giocare con il suo fratellino? Perché ha dovuto affrontare “il viaggio” senza protezione e sicurezza sperando solo e poi disperando di uscirne viva? L’unica preoccupazione di un bambino dovrebbe essere di andare a scuola, giocare e divertirsi, non di sopravvivere. Chissà quali pensieri , o quale fortissimo istinto di sopravvivenza hanno portato Yasmine a non mollare pur sapendo di essere rimasta sola, senza la sua famiglia, senza neppure una persona conosciuta accanto. Quello di Yasmine è già un miracolo e lo ha fatto lei con la sua tenacia e la sua voglia di vivere. Ma non basta, adesso tocca a noi. Forse potremmo cominciare col guardare i migranti come persone, esseri umani e non come semplici numeri, o peggio, come “clandestini” per definizione. Chiederci finalmente chi sono, che nome hanno, da quali storie vengono e quali sono le loro speranze e paure sarebbe il nostro piccolo miracolo. Non rendiamo la storia di Yasmine “una delle tante”. La solidarietà vera non è temporanea.   Angelica Mongelli