di Falchi Francesca, classe 3^E  – In un mondo dove l’immagine e la bellezza esteriore spesso sembrano essere tutto, ci sono condizioni che sfidano i canoni estetici della società, come l’alopecia. Quest’ultima è una malattia che comporta la perdita totale o parziale di capelli e peli. Esistono vari tipi di alopecia, ognuno con le proprie cause e modalità di manifestazione. La più diffusa è quella androgenetica, la comune calvizie, e nella maggior parte dei casi è legata a fattori genetici oppure ormonali. Possono però influire anche dietre squilibrate, stress o terapie farmacologiche. Sebbene questa sia lo forma più diffusa, ce ne sono anche altre, come ad esempio quella detta areata, una malattia autoimmune dei bulbi peliferi, che provoca la perdita dei peli, delle ciglia, delle sopracciglia, della barba e dei capelli a chiazze. La cosa che accomuna queste due forme è che i follicoli peliferi non vengono distrutti, a differenza di quelle cicatriziali, che provocano danni irreversibili. Sebbene l’alopecia si manifesti in diverse variazioni, tutte provocano, nella persona che ne soffre, sentimenti di vergogna, insicurezza o isolamento sociale. Secondo la cultura occidentale, i capelli giocherebbero un ruolo fondamentale per la bellezza estetica e il senso di attrattività; perciò una persona affetta da questa malattia può provare inadeguatezza nel non rispettare gli standard della società. Gli studi dimostrano persino che ci sia una correlazione tra un disturbo di origine psicologico e l’alopecia. Ciò dimostra quanto questa condizione possa essere limitante e influire negativamente sulla percezione di sé. Infatti, in una società dove l’attenzione è posta su un’ideale uniforme di bellezza, bisognerebbe premiare e valorizzare la diversità. ‘’La bellezza non è definita da ciò che la gente pensa che tu debba essere, ma da ciò che scegli di essere.’’ Jada Pinkett Smith, attrice ed attivista, vittima di alopecia.