“Donne e uomini non hanno sempre avuto gli stessi diritti: spesso le donne sono state considerate inferiori agli uomini, non in grado di svolgere particolari mansioni. Per il concorso “In onore di una donna di Parola: raccontare il “femminile locale”, rievoca un episodio o racconta la storia di una donna che metta in luce la sua forza e la sua capacità di svolgere compiti considerati adatti solo agli uomini.”
« Nel corso dei secoli sono state molte le donne che hanno rivoluzionato il mondo in politica, nella scienza, nello sport, per far valere i propri diritti e contribuire a far sì che anche le donne potessero raggiungere le stesse posizioni degli uomini.
Purtroppo bisogna aggiungere che in passato le donne sono state considerate inferiori agli uomini sia dal punto di vista fisico che culturale, il che ha impedito loro di svolgere compiti al pari degli uomini, come partecipare alla vita politica del paese, prendere decisioni, rivestire ruoli importanti, studiare, fare sport. Dovevano solo occuparsi della casa e della famiglia.
Fortunatamente, col tempo, le cose sono cambiate e dopo infinite lotte e rivoluzioni, le donne sono riuscite ad essere considerate al pari degli uomini.
In famiglia ho avuto un esempio di questo cambiamento. Mia nonna materna, Lina, che oggi purtroppo non c’è più, è stata la dimostrazione di come si può arrivare, se si è tenaci e determinati, a rivestire incarichi in genere riservati ai soli uomini. Subito dopo essersi diplomata ragioniera nel 1961, nonna Lina ha voluto tentare il concorso (fino a quel momento era impensabile per le donne prendervi parte) per essere assunta come impiegata al Comune di Putignano. I posti messi a disposizione per le donne erano solo due e tutta la famiglia l’aveva subito scoraggiata dicendole che non sarebbe riuscita nell’intento. Testarda e orgogliosa com’era non si è fatta intimorire né frenare e ha provato lo stesso, superandolo!
All’inizio non è stato facile perché non le venivano affidati compiti di grande responsabilità, riservati ai suoi colleghi. Mia nonna però non si è opposta: riteneva che prima avrebbe dovuto imparare. Col passare del tempo ha dimostrato a tutti quanto era brava e quando è arrivato il momento di puntare i piedi, ha fatto sentire la sua voce: ha chiesto che le venissero riconosciuti i suoi diritti e che le venissero affidati compiti di responsabilità perché aveva capacità e titoli di studio richiesti. Il carattere forte di mia nonna e la sua determinazione le hanno così permesso di ottenere il suo diritto al lavoro ». GIULIA.
« Una zia della mamma era molto moderna e coraggiosa. Parliamo dei primi anni dopo la prima Guerra Mondiale: all’epoca non sempre era permesso alle donne di scegliere il proprio marito. Questa zia non sopportava il fatto che il padre volesse farla sposare con un uomo che lei non voleva, anche perché il suo cuore batteva per un altro ragazzo. Poco tempo dopo, sfidando la famiglia, la zia andò a vivere con il fidanzato. Passò molto tempo prima che la famiglia la perdonasse, ma al momento di assegnare i suoi beni, il padre le riservò la legittima cioè una quota inferiore rispetto all’eredità degli altri figli. La zia non si perse d’animo, vendette tutto e fondò un’azienda edile. Comprò un suolo e iniziò a far costruire un palazzo con vari appartamenti, cui ne seguirono tanti altri. Lei non si sentiva minimamente a disagio a stare sui cantieri, dove la presenza era solo maschile; anzi, non si tirava indietro nel rimboccarsi le maniche ». GAIA e MATILDE
« La mia bisnonna, nata nel 1920, viveva in campagna. Ha avuto dei figli ed era spesso costretta a portarli a lavoro con sé, nei campi; per spostarsi da un terreno all’altro doveva percorrere chilometri, spesso con i bimbi in braccio. In quegli anni le macchine non erano diffuse e per gli spostamenti si usavano carrozze, bici o, per chi poteva permetterselo, motorini.
La mia bisnonna decise che avrebbe imparato a guidare un motorino: era inusuale per una donna, ma la bisnonna era testarda, coraggiosa e determinata, così chiese a suo cugino, che aveva un motorino, di insegnarle a guidarlo. In famiglia tutti erano contrari alla sua idea, convinti che una donna non fosse in grado di guidare, ma lei risparmiò di nascosto la somma necessaria e andò ad acquistarne uno. Da quel giorno poté muoversi più velocemente e in famiglia furono costretti a ricredersi sulle capacità di guida di una donna!» ENDY
« Mia madre fa parte di un’azienda internazionale. Nella sua azienda ci sono vari settori: gestione, vendite, contratti, settore operativo. Ad ogni settore è assegnato un capo, all’interno di ciascuna nazione. Mia madre lavorava nel settore contratti; è stato necessario nominare un nuovo capo. Dopo lunghi colloqui hanno scelto mia madre: è stata il primo capo italiano a non essere uomo. » DAVIDE
« Negli anni ’70 un’amica di mia nonna era fidanzata con un ragazzo ed erano molto innamorati. Si sposarono ma sfortunatamente, un anno dopo, il giovane morì in un grave incidente stradale lasciando la moglie in attesa di una bambina. Affranta, lei pensò spesso di uccidersi anche perché era disoccupata e non poteva contare sull’aiuto di nessuno. Decise infine di portare avanti la gravidanza e dette alla luce una splendida bimba. Purtroppo la sua scelta fu molto criticata e sul suo conto si diffusero tanti pettegolezzi che mettevano in discussione la sua integrità morale. Rimboccandosi le maniche e facendosi coraggio, è riuscita a far crescere la sua bambina. » MILENA
« Una delle donne più importanti della mia vita è riuscita a raggiungere un grande traguardo: mia nonna. Quand’ era molto giovane, difficilmente le donne lavoravano nei ristoranti, ma lei aveva un sogno: diventare cuoca. Quando vide la prima donna riuscire in quest’impresa, capì che era possibile. Pensò: “Finalmente! Posso realizzare il mio sogno!” Aveva quattordici anni e si trovava in collegio. Chiese alle cuoche della mensa se potessero insegnarle a cucinare e loro accettarono volentieri. All’età di diciotto anni, nel 1974, appena uscì dal collegio, corse a dire ai suoi familiari che aveva imparato a cucinare. Qualche giorno dopo andò, entusiasta, a fare il suo primo colloquio di lavoro: tutto andò liscio. Dopo qualche incertezza iniziale, continuò a migliorare. In poco tempo le fu detto che sarebbe stata pronta ad aprire un ristorante tutto suo! Mia nonna non poteva credere a ciò che le avevano detto: la bimba che era cresciuta in collegio era diventata una chef! » CARLOTTA
« Conosco una grande donna, fa parte della mia famiglia anche se ora vive a Milano: è cugina di mia nonna. A seguito della scomparsa di suo marito, dirigente di un’ importante azienda di trasporto merci, lei si è impegnata nell’occuparne il posto, sia come dirigente della stessa azienda che come autista di camion. Non è stato facile per lei organizzare tutto questo perché i pregiudizi a volte la demoralizzavano: non la ritenevano capace di guidare un camion e soprattutto di resistere. Invece ce l’ha fatta. Ha dimostrato che, con impegno e sacrificio, anche una donna poteva svolgere un lavoro considerato “da uomo”. Nonostante ci siano leggi che garantiscono pari opportunità, ci sono ancora così tanti casi di donne che vengono penalizzate e discriminate. Per me non è giusto!
Ritengo che si debba insistere di più, magari partendo dalla scuola, per far capire alle ragazze che non devono aver paura di coltivare i propri sogni, le proprie ambizioni; che possono fare e diventare tutto quello che vogliono e non devono lasciarsi influenzare dai pregiudizi. Non devono più esserci lavori per sole donne o per soli uomini. Dobbiamo lottare per questo! » DANIEL