di Redazione. – Cari lettori e care lettrici bentornati tutti e tutte alla visione della nostra Rubrica di Astronomia dedicata interamente ai pianeti del nostro Sistema Solare, del quale, oggi, tratteremo il secondo pianeta partendo dal Sole, ovvero Venere. Date le sue dimensioni questo pianeta è quasi considerato gemello della Terra. Nonostante gli è stato attribuito questo nome “romantico”, in realtà è un luogo infernale, infatti sul suo suolo ci sono condizioni ambientali terribili quali fitte nubi di vapore acqueo e acido solforico che lo avvolgono completamente, perciò dalla sua superficie non è possibile neanche vedere il Sole. Noi terrestri lo possiamo distinguere tra i vari corpi celesti, per la sua luminosità a causa appunto delle nubi che lo ricoprono le quali riflettono una buona parte della luce solare. Venere è visibile ad occhio nudo poco dopo il tramonto e poco prima dell’alba e per questo motivo fin dai tempi antichi i Greci e i Romani lo chiamavano anche ‘stella della sera’ o ‘stella del mattino’. Fu scoperto dagli astronomi della Mesopotamia, ma fu osservato e studiato anche dagli Egizi e dai Maya, ma per noi italici fu divulgato da Pitagora. La sua pressione atmosferica è 90 volte più grande di quella terrestre, inoltre ha un effetto serra che produce una temperatura media di 460° C e per questo motivo la sua superficie è la più calda fra tutti i pianeti. Visto dallo spazio, questo pianeta, è di un bianco brillante poiché è coperto da nubi e forse la cosa più affascinante è che le sue rocce sono del colore simile a quelle della Terra, ma per la sua intensa atmosfera, che filtra la luce in un modo particolare, esso appare di colore arancione. Il primo scienziato a studiarlo con il cannocchiale fu Galileo Galilei che riuscì a capire che le sue fasi erano simili a quelle della Luna. L’astronomo Edmond Halley verso la fine del 1600 cercò di far misurare la distanza Terra-Sole con osservazioni da diversi luoghi della Terra proprio attraverso i transiti di Venere e così, per queste intuizioni, l’astronomo russo Michail Vasil’evič Lomonosov ipotizzò che sul pianeta poteva essere presente un’atmosfera. Il primo a comprendere la sua rotazione in 24 ore fu l’astronomo italiano Francesco Bianchini. L’astronomo tedesco Frederick William Herschel scoprì che il pianeta era ricoperto da uno spesso strato di nubi, quindi comunicò che il suo periodo di rotazione era difficile da determinare. Fu l’astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli che formulò, intorno alla fine del 1800, l’ipotesi che Venere come Mercurio avesse una rotazione sincrona, cioè quando il periodo di rotazione è uguale a quello di rivoluzione. Negli anni ’30 del secolo scorso W. Adams e T. Dunham attraverso le osservazioni spettroscopiche a raggi infrarossi si accorsero che venivano assorbite le linee di carbonio e quindi c’era moltissima anidride carbonica nella sua atmosfera. Negli anni ’60 il periodo di rotazione fu misurato in California dal Goldstone Observatory in 243,69 giorni. Le esplorazioni spaziali dell’Unione Sovietica su Venere iniziarono nel 1961 con un lungo programma che si concluse, dopo ben 16 missioni, nel 1983. Venere è un corpo roccioso ed è molto simile al nostro pianeta sia per dimensioni che per massa. Il suo diametro è inferiore a quello della Terra soltanto di circa 650 Km. La pressione atmosferica sulla sua superficie è 92 volte quella della Terra. Per le somiglianze con il nostro pianeta si ritiene che anche Venere possa avere una struttura interna con un nucleo, un mantello e una crosta.