di Iervolino Mariapaola-Prisco Federica – “Terra dei Fuochi” è un’espressione usata negli anni 2000 per indicare una vasta area situata nell’ Italia Meridionale, che si estende in Campania, tra le province di Caserta e di Napoli, in relazione all’ interramento di rifiuti tossici. Sono tante le discariche abusive sparse sul territorio e, all’innesco di numerosi roghi di rifiuti, soprattutto nel passato, dove era assente ogni forma di controllo, diffondevano diossina e altri gas inquinanti nell’ atmosfera.
Non è difficile capire che dietro tutto questo c’erano i clan camorristici che, per guadagnare soldi, non si preoccupavano di far ammalare le persone che abitavano vicino alle discariche. L’aspetto più grave è che questi lavori venivano svolti dai bambini che si ritrovavano in una realtà tragicamente compromessa. Il fenomeno è emerso negli anni ’90 grazie alle dichiarazioni di Nunzio Perella, boss camorrista, che ha spiegato ai magistrati l’interesse in termini finanziari.
La presenza di rifiuti abusivi è correlata a un incremento significativo dell’incidenza di specifiche patologie e della mortalità per leucemie e tumori, nella popolazione locale. I bambini della Terra Dei Fuochi si ammalano, ancora oggi, di tumori che di solito colpiscono gli adulti; le proteste e gli allarmi presentati dai genitori non vengono però ascoltati, anzi, la situazione viene fatta passare nella norma.
I bambini nel primo anno di vita mostrano un eccesso di ricoveri del 51% per tutti i tumori e del 45% per leucemia.
A denunciare la situazione è Don Maurizio Patriciello, che combatte il degrado stando vicino alla sua gente, respirando con loro lo stesso pericolo di morte.
Nel quartiere “Parco Verde” lo rispettano tutti, soprattutto per questo suo impegno di denunciare i mali che avvelenano anche i figli della Camorra.
Mamme che hanno perso i loro figli per malattie gravissime, tumori sempre più frequenti. Vedove, orfani, lacrime, disperazioni, morti. Perché? Perché le persone devono subire tutto questo per colpa della camorra? Cosa ci vorrebbe per risolvere questo problema? Queste sono domande che credo si facciano tutte le famiglie che abitano nei pressi di queste discariche, ma ancora, purtroppo, nessuno ha trovato una risposta. Per quanto ci riguarda pensiamo che questo sia un problema da non prendere sotto gamba. Non pensiamo sia normale morire mangiando i prodotti delle nostre terre. Non pensiamo sia normale il disinteresse della gente che si comporta come se tutto ciò non accadesse. Ma intanto cosa possiamo fare? Ogni famiglia dovrebbe fare la raccolta differenziata, ogni paese dovrebbe avere centri di riciclaggio e infine si dovrebbero bonificare i terreni che un tempo erano salubri.