L’intelligenza artificiale è la nuova forza motrice del mondo tecnologico, ma un recente studio dell’università della California ha svelato un lato oscuro legato a questa innovazione.
I ricercatori hanno evidenziato che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale richiede un notevole consumo di acqua, infatti, in base alle ricerche effettuate, ponendo tra le 5 e le 50 domande a ChatGpt,si verifica un consumo di acqua che equivale a mezzo litro.
Ciò vale a dire, che se 100 milioni di utenti settimanali ponessero solo una domanda a Chatgpt , si consumerebbero da 1 a 5 milioni di litri d’acqua.
MA DOVE FINISCE TUTTA QUEST’ACQUA?
Il motivo principale per cui viene utilizzata è l’alimentazioni delle torri di raffreddamento, dispositivi utilizzati nei data center che funzionano tramite il processo di evaporazione dell’acqua per rimuovere il calore generato dai server e altre apparecchiature.
Questo ciclo di evaporazione richiede un ingente consumo di acqua, poiché l’acqua evaporata non viene riutilizzata e deve essere sostituita con acqua fresca. Inoltre, l’acqua che scorre attraverso la torre di raffreddamento può raccogliere impurità e detriti rendendo quindi, necessari trattamenti di riciclo o depurazione per ridurre gli sprechi e massimizzare il suo utilizzo, contribuendo cosi a ridurre l’impatto ambientale.
L’acqua sin da sempre é ritenuta un bene prezioso e indispensabile per la vita sulla Terra , ma purtroppo è diventato un bene sempre più scarso che ha avuto degli impatti negativi soprattutto in alcune parti del mondo in cui si subiscono le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Tuttavia, può essere importante sottolineare che alcuni paesi non sempre hanno accesso alle risorse necessarie per sfruttare appieno le nuove tecnologie e questi ultimi subiscono solo gli effetti negativi senza trarne alcun vantaggio.
Ma è realmente necessario un uso cosi intensivo dell’intelligenza artificiale se ciò comporta effetti così pericolosi ?