di Maria Grazia Aulicino – 5^C –
Il 12 gennaio si è tenuto un convegno dal titolo: La chiave segreta della poesia del ‘900 al Cinema Corso Seccareccia di Sessa Aurunca. Il Professore e Poeta Gianfranco Lauretano, dopo i saluti del Dirigente scolastico Giovanni Battista Abbate e l’introduzione della professoressa Elvira Sasso, ha fatto un excursus sulla storia, sulla società del Novecento e sulla corrente filosofica di fine Ottocento: il Positivismo. Lo scrittore ha messo in evidenza il modo di pensare dell’uomo moderno, il quale, per la prima volta nella storia, si è chiesto il motivo per cui si studino la poesia o altre discipline come la Matematica; questo evento ha segnato una scissione con il passato poiché l’uomo moderno, per scoprire chi è, deve conoscere le poesie degli autori a lui contemporanei. |
Durante la conferenza il Professore ha letto dei testi poetici, introducendo gli autori e mettendo gli stessi a paragone, però ha prima parlato delle origini del Decadentismo, movimento letterario nato in Francia. Tra l’Ottocento e il Novecento alcuni poeti furono definiti “maledetti”, poiché si erano opposti all’ottimismo e al progresso che avevano allontanato le persone dall’Assoluto; Baudelaire era uno di questi autori e il brano “ I ciechi” mostra la nostalgia verso una verità universale e oggettiva. Lauretano, dopo la lettura dell’opera del letterato francese, ha chiesto a tutti noi presenti di trovare una realtà assoluta e condivisa da chiunque. |
Un esponente del Decadentismo italiano è Pascoli, definito poeta “delle piccole cose”; nel testo “ Nebbia” l’autore parla delle “cose lontane” ed è presente un concetto chiave: il doppio movimento, che consiste nell’amare e nell’andare avanti e riguarda sia le cose concrete, sia la ricerca della vita. Giovanni Pascoli è in contrapposizione con D’Annunzio, il quale cerca di trovare la risposta ai quesiti della sua epoca e a quel “vuoto” percepito dai poeti con la figura del superuomo di Nietzsche, tanto che lo scrittore stesso agisce da eroe. Ne “ L’incontro di Ulisse” il Vate, colui il quale aveva sorvolato Parigi e si era opposto esplicitamente all’alleanza di Mussolini con Hitler, alla fine comprende che Ulisse non basta come superuomo; infatti, per chiarire questo concetto, il poeta Lauretano ha letto un’altra poesia di D’Annunzio, La sabbia del tempo. Il professore ha citato uno scrittore poco noto per introdurre il tema della felicità: Guido Gozzano. Con la lettura di Totò Merumeni, l’Assoluto si ritrova nel “quasi” del sentimento di gioia. La letizia è stata trovata da Giuseppe Ungaretti nella poesia “Mattina”, in cui la felicità è vita. “Meriggiare pallido e assorto” di Montale parla della vita come fatica. |
Infine il poeta Lauretano ha letto “Generalizzando” di Giorgio Caproni, introducendo, così, il tema della nostalgia. L’incontro è stato accompagnato da un canto iniziale e un canto finale eseguiti da alcuni studenti del Liceo musicale. Secondo me, il convegno è stato efficace e utile poiché il professore ha parlato di vari autori del Novecento, cogliendo le loro differenze e le loro analogie. Per tutti questi poeti l’Assoluto corrisponde a cose diverse: per Baudelaire esso coincide con il “cielo”, per Pascoli con “le cose lontane”, per D’Annunzio col superuomo, per Gozzano col “quasi” della felicità, per Montale col “ mare”. Personalmente, ho apprezzato che Lauretano abbia evidenziato l’importanza della figura del poeta, il quale, oggigiorno, è spesso denigrato, poiché ho trovato in questa affermazione un importante invito: imparare a conoscere la realtà che ci circonda e capire meglio chi siamo. La lettura delle poesie e la spiegazione dei concetti-chiave sono state fondamentali per conoscere meglio quegli autori, ma, allo stesso tempo, sono state utili per mostrare che in una stessa epoca si possa ragionare diversamente e in modo autonomo, cosa da non sottovalutare al giorno d’oggi poiché c’è molta omologazione. |
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