//La storia di due destini: il coraggio di lottare

La storia di due destini: il coraggio di lottare

di | 2024-01-18T15:37:21+01:00 18-1-2024 15:37|Alboscuole|0 Commenti
di Antonia Casillo- Marialuisa Prisco- Elvira Serino –  La mafia è un’organizzazione criminale con radici molto lontane in Sicilia, Calabria e Campania che poi si è diffusa nel mondo. L’interesse dei mafiosi è quello di  ottenere denaro con il  traffico di armi, droga e altro. Ci  sono stati uomini che  hanno avuto il coraggio di opporsi al terrore e alla paura che la mafia incuteva: Falcone e Borsellino, due magistrati, amici e uomini, degni di essere ricordati. Sono stati coloro che hanno scoperto un gruppo di mafiosi che lavorava in segreto e sono stati uccisi proprio per essersi opposti ai loro traffici. Sabato 23 maggio 1992, alle ore 17:56,  un tragico evento sconvolse l’Italia: la morte di Giovanni Falcone, nella strage di Capaci, insieme alla sua scorta. I mafiosi avevano programmato tutto alla perfezione: avevano calcolato l’ora d’arrivo della macchina di Falcone, che però avrebbe ritardato di qualche minuto.  Falcone, con la moglie Francesca Morvillo, era di ritorno da un viaggio a Roma, si trovava in aeroporto con i suoi cinque uomini della scorta. In autostrada,  i mafiosi avevano nascosto del tritolo che, all’arrivo delle macchine, saltarono in aria. Ricordiamo in particolar modo i tre agenti della scorta che morirono sul colpo: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, consapevoli da sempre, della pericolosità del loro lavoro. Solo 51 giorni dopo toccò a Paolo Borsellino, magistrato e amico di Falcone, assassinato in via D’Amelio il 19 luglio 1992. Dopo aver pranzato con la famiglia si recò in via D’amelio per andare a trovare la madre. Proprio vicino all’ingresso dell’abitazione, c’era parcheggiata una macchina con 100kg di esplosivo. Nell’attentato, oltre a Paolo Borsellino,  morirono cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto è stato Antonino Vullo, che stava parcheggiando una delle auto e si trovava più lontano dal punto dello scoppio. Noi ricordiamo la morte come la vita di questi eroi che, pur sapendo che la loro vita era messa in pericolo ogni giorno, non hanno esitato un solo momento a continuare a lottare. Noi ragazzi siamo tenuti a ricordarli con grande orgoglio e onore  perchè diffondere la legalità significa anche ricordare la vita di questi eroi