a cura di – Gabriele Mazzoli -Classe III/B – Scuola Secondaria di I grado –
“Viaggiare è come sognare; la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato”. Traendo spunto da questo aforisma racconta un viaggio che ti è rimasto impresso nella memoria, soffermandoti sui luoghi che hai visitato, sulle esperienze che hai vissuto, sulle cose nuove che hai imparato. Cerca di trasmettere al lettore le emozioni intense che hai provato.
La prima volta in un paese straniero, da solo, è questo ciò che pensavo mentre ci imbarcavamo per il volo per Cracovia. Ero emozionato, nei giorni precedenti ero stato attento a non farmi male, evitando ogni attività “pericolosa”, inoltre avevo passato molto tempo su google earth vedendo alcune parti della città. Durante il tragitto verso l’aeroporto ero entusiasta, vedevo i miei genitori assonnati e io che ero energico nonostante l’orario. Dopo un po’ finalmente mi ritrovai sull’aereo e vidi per la prima volta il panorama dall’alto, attraversai le nuvole… Alla fine del volo vidi per la prima volta Cracovia, notai subito quanto fosse grande e subito pensai alle attività che potevamo fare che non erano scritte nel programma. Appena scesi dall’aereo ci accolse un freddo pungente che ci fece subito
ricordare quanto a nord ci eravamo spostati. Non penso che dimenticherò mai la bellezza del Wawel e di Piazza del mercato, un’altra cosa che di sicuro mi ricorderò è quando ho preso in mano gli zloty per la prima volta, in quel momento realizzai per davvero di aver cambiato stato. Una parte del viaggio che mi è piaciuta molto è stato poter assaggiare i piatti tipici di Cracovia; la Polonia è un paese ricco di storia e di cultura, specialmente Cracovia e Varsavia. Cracovia è una città bella, antica ma anche modernissima, pulita, interculturale, ricca di tesori artistici e soprattutto di storia. Al di fuori di Cracovia, a circa 40 km vicino ad Oswiecim, si estendevano i campi di concentramento di Auschwitz, di Birkenau e di Monowitz. Questa è stata la visita più significativa di tutto il viaggio:
ho ancora impresso nella memoria il cancello di Auschwitz con la scritta Arbeit Macht Freit, questo è il campo, tra i tre che mi ha colpito di più, dato che è più chiuso rispetto agli altri due che danno un senso di oppressione minore.
Certamente il clima ha influito sulle sensazioni che ho provato perché, per colpa della nebbia, ad Auschwitz la visione era limitata a pochi metri e non sapere cosa ci fosse pochi metri più avanti creava un’alta tensione dentro di te, come anche il pensare di camminare dove migliaia di persone hanno camminato prima di te e dove molti di loro morirono, proprio là. Probabilmente l’immagine che più mi ricorderò è il palo delle impiccagioni in piazza dell’appello circondato dalla nebbia. Dopo aver visitato Auschwitz 1 ci siamo spostati verso Birkenau, Birkenau è incredibilmente vasto e ciò è la cosa che mi ha colpito di più. Molta gente però ha deciso di non rispettare la Memoria di questo posto incidendo i loro nomi nelle baracche, facendo un atto stupido e inaccettabile. Questo mi
ha colpito e mi ha fatto capire quanto stupida la gente può essere. Questo viaggio per sempre me lo porterò nel cuore e nella mente.