Le donne nella Storia: Caterina de’ Medici
a cura di Aurora Del Biondo 2A
Caterina de’ Medici nasce il 13 Aprile del 1519 e viene accolta con grande favore dalla famiglia Medici dove iniziavano a mancare futuri eredi. Il padre Lorenzo la accoglie fra le braccia provando “parimenti quel piacere che fussi stato maschio”: sia lui che la moglie Margherita De la Tour moriranno a breve lasciando orfana la piccola Caterina. La piccola erede sarà l’ultima stilla di sangue della famiglia Medici e proprio per questo, potentissima già dalle fasce. Avere in sposa colei che univa la discendenza Medici a quella dei reali di Francia significava spostare gli assetti geopolitici d’Europa. A capirlo per primo fu il prozio, Papa Leone X, che assunse prestissimo il ruolo di tutore: la bambina venne affidata in un primo momento alla nonna Alfonsina Orsini, ma sarà alla morte di quest’ultima che Caterina potrà accedere a quella che sarà la vera palestra della sua vita: la dimora di Clarice de’ Medici, moglie di Filippo Strozzi. Qui verrà educata dalla zia Clarice, donna intransigente e risoluta: una vera de’ Medici. Questo idillio si spezzerà quando al soglio pontificio salirà Giulio de’ Medici con il nome di Clemente VII che allontanò la bambina dalla zia. Intanto in Europa si faceva sempre più aspra la lotta tra Carlo V d’Asburgo e la famiglia Valois. Il Papa si schiererà con i Francesi nella Lega di Cognac e subirà il Sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi. Quando quest’ultimi scesero su Firenze la parte repubblicana e democratica della città guiderà il popolo contro i simboli del potere passato: i Medici. Nonostante la giovanissima età Caterina fu rinchiusa in convento dagli 8 agli 11 anni in condizioni non dignitose. La liberazione di Firenze nel 1530 significherà la liberazione anche di Caterina: tornerà sotto la protezione del Papa che tesserà la trama di un matrimonio prestigioso, quello con la casa reale di Francia. La giovane fanciulla aveva una personalità forte, maniere regali e cultura tale da non essere intimorita da questa prospettiva. Caterina parlava perfettamente francese, ma conosceva anche il latino, il greco, leggeva testi di ogni tipo, dalla matematica alla teologia, dall’alchimia all’astronomia. Il Papa, quindi, per mantenere il proprio ruolo politico progetterà dei matrimoni eccellenti: Caterina, quattordicenne andrà sposa al secondogenito del Re di Francia, Enrico d’Orleans, mentre Margherita d’Austria sarà la moglie di Alessandro de’ Medici, Duca di Firenze.
Il Matrimonio di Caterina, celebrato a Marsiglia, sarà l’occasione per la famiglia Medici per dimostrare di non essere solo banchieri, ma esponenti della cultura dell’epoca. I Valois erano la famiglia reale di Francia, mentre i Medici, per quanto potenti, discendevano da commercianti e banchieri: un legame del genere non mancò di generare qualche perplessità in Francia. Tuttavia, in questi anni Francesco I puntava al predominio in Italia, ed un’unione con una delle famiglie più importanti della Penisola fu una precisa scelta strategica. Per dieci anni Caterina ed Enrico vivranno una vita lenta, all’ombra della corte e senza eredi. Questo renderà Caterina vulnerabile e la renderà bersaglio della favorita del Re, Diana di Poitiers. Questo stato verrà sovvertito con la nascita del primo dei dieci discendenti che Caterina darà alla Corona di Francia: Caterina da questo momento, forte del suo ruolo di madre dell’erede al trono, tornerà ad essere una de’ Medici raccogliendo il testimone della zia Clarice. Diventerà regina nel 1547. Il lusso, la raffinatezza e la cultura entreranno con la giovane sovrana a corte passando dalla gola in quanto dette origine all’arte culinaria francese facendo arrivare cuochi dalla Toscana, introdusse l’intimo femminile, la forchetta e la sella detta ad arcione che assicurava una cavalcata elegante all’amazzone. Il nome di Caterina inoltre è spesso associato al veleno e alla magia. Nel castello di Chenonceau esiste ancora oggi un armadio dove forse erano conservati i veleni di Caterina. C’è anche la leggenda che fosse molto superstiziosa: si dice che avrebbe voluto annullare il matrimonio tra suo figlio Francesco e la regina Maria Stuart perché aveva avuto la visione della morte di lui dopo le nozze, cosa che successe veramente. Un’altra leggenda è che lei avrebbe intossicato tutti i nemici con libri e lettere avvelenati. Nonostante la sua reputazione “nera” l’intellighenzia fiorentina troverà rifugio a Parigi dove si formerà una corte parallela di intellettuali toscani che serreranno le fila intorno a Caterina e che la sovrana ricompenserà con incarichi e protezione, cosa mal tollerata dai Francesi. Nel 1559 con il trattato di Cateau-Cambresis l’Europa ritrova quiete, Francia e Spagna suggellano questa pace attraverso il matrimonio di Elisabetta di Valois con il re Filippo II di Spagna. Le nozze furono funestate dalla morte di Re Enrico di Francia per una ferita riportata in una giostra cavalleresca. Da questo momento Caterina de’ Medici, Regina di Francia, mette in scena l’atto finale della propria storia: si trasforma nella regina vedova, indossa il nero definitivamente all’uso italiano, invecchia la propria immagine e riesce così, aumentando la propria autorevolezza,a difendere il ruolo di tutore di suo figlio, prossimo erede al trono di Francia. Sapeva, infatti, di non essere amata dal popolo, come d’altronde non sarà amata dalla storiografia ufficiale che l’ha a lungo trasformata nell’incarnazione del dispotismo, del machiavellismo e della spietatezza. Per secoli storici e scrittori (perfino Dumas nella “Regina Margot”) hanno perpetuato l’immagine oscura di Caterina De’ Medici: assassina, strega dedita a pratiche occulte, avvelenatrice. La leggenda vuole che sia stata lei a far uccidere Giovanna d’Albret, Regina di Navarra (mamma di Enrico II di Navarra), inviandole dei guanti profumati e avvelenati dal suo profumiere personale, Renato Bianco. Molto romanzesco, ma falso. Giovanna morì per cause naturali. Per qualcuno Caterina avrebbe avvelenato pure il figlio, Carlo IX, ma in realtà sovrano morì di tubercolosi.
Sono certi, invece, gli incontri tra la monarca e Nostradamus, il quale avrebbe predetto la fine della dinastia dei Valois in modo molto particolare: la Regina si sarebbe seduta in una stanza, di spalle alla porta, guardando in uno specchio “magico”. Da lì avrebbe visto entrare nella camera, a uno a uno, il riflesso dei suoi figli, ognuno dei quali avrebbe compiuto un numero di giri della stanza pari agli anni di regno che gli erano destinati. Molto probabilmente il “veggente” non predisse proprio nulla: Caterina sapeva che il casato era al tramonto, era afflitta e stanca, soprattutto nell’ultima parte della sua vita, a causa delle guerre di religione. Forse interpretò male le parole di Nostradamus e ciò che credeva di aver visto nel modo più funesto era ciò di cui era consapevole ovvero della decadenza dei suoi figli e del suo regno.Il fatto che la sovrana conoscesse alcuni tra i più importanti astrologi dell’epoca non vuol dire che avesse la mania dell’occultismo. Per prima cosa va sottolineato che astrologia ed esoterismo sono due cose diverse. Poi va anche ricordato che nel Cinquecento non era strano ritenere che gli astri influissero nella vita degli uomini. Il confine tra l’astrologia e la scienza che oggi chiamiamo astronomia non esisteva: le conoscenze riguardanti i corpi celesti si mescolavano con quelle che oggi sono delle superstizioni. In questo Caterina era solo figlia del suo tempo. Inoltre, già tra i contemporanei della sovrana, si rafforzò uno strano binomio: profumo/veleno. Ovvero, se una persona crea profumi o è interessata alla materia, deve sapere per forza creare anche veleni. Non era un pensiero originale e all’epoca neanche del tutto errato, ma rimaneva un pregiudizio che offrì un appiglio ai detrattori di Caterina. A Firenze il profumiere Renato Bianco (per qualcuno anche alchimista, creatore di profumi e sostanze mortali) realizzò per la De’ Medici un’essenza a base di agrumi, unico esempio del suo lavoro giunto fino a noi: l’Acqua della Regina, da cui avrebbe avuto origine l’Acqua di Colonia. La Francia vanta una lunga tradizione profumiera, ma spesso dimentica che quella consuetudine nacque grazie all’italiana Caterina, poiché la quotidianità della Firenze dell’epoca e della famiglia Medici era normalmente impreziosita dalle essenze. Profumi, non veleni. Inutile dire che la fama sinistra e manipolatoria della Regina Madre arrivò fino alla Rivoluzione francese, durante la quale venne accentuata proprio per dimostrare una presunta decadenza morale dei reali francesi. Caterina in realtà perseguiva un unico obiettivo: conservare l’eredità dei figli e mantenere intatta l’autorità reale. Non possedendo forza politica e militare, affida a strategie, patti, accordi e trattati la sua reggenza trentennale, cedendo anche a manovre più sospette. Erroneamente le era stata infatti attribuito anche un ruolo da ispiratrice nella strage degli ugonotti avvenuta nel 1572. Dumas, a tal proposito, la dipinse come il male assoluto. Caterina invece aveva ben compreso che la politica di pacificazione fra le fazioni religiose in lotta sia fondamentale per la stabilità della Francia, e lo ha così chiaro in mente da far sposare la figlia Margherita, cattolica, con Enrico di Navarra, protestante; l’idea che, per la saldezza della corona francese, sia necessario costruire solidi legami con l’intera nazione, la porta a organizzare per il figlio Carlo IX, nel 1564, un lungo viaggio di 28 mesi per tutta la Francia, durante il quale, a ogni tappa, il giovane re si presenta al suo popolo con accanto la madre. Consapevole dell’importanza delle apparenze e dei simboli, Caterina organizza grandi feste e cerimonie pubbliche, anche queste strategie di controllo del potere; sempre per il figlio Carlo IX redige una lettera in cui dispensa consigli e ammonimenti su come un sovrano debba impiegare il proprio tempo e sulla maniera di svolgere il proprio ruolo a Corte. Nel 1574, con l’ascesa al trono del suo terzo figlio, Enrico III, la regina Medici prosegue nella sua politica, affidando al nuovo sovrano maggiore autonomia di governo e ritagliando per sé il compito di redigere trattati, di stabilire alleanze, di avviare negoziati. Solo nell’ultimo periodo il figlio si allontana da lei, esautorandola tanto da non avvisarla del progetto di assassinare Enrico di Guisa il 23 dicembre 1588. Qualche giorno dopo questo avvenimento Caterina si ammala e muore, il 5 gennaio del 1589, forse schiacciata e delusa dalla piega degli eventi, ma lasciando in eredità l’esempio della strategia politica declinata al femminile.