di Maria Consiglia Batti- Alessandra Mallia Milanes- Al giorno d’ oggi assistiamo sempre più a casi di violenze sulle donne e, purtroppo, l’Italia è tra i primi paesi al mondo per la diffusione di femminicidi. La maggior parte sono uccise o maltrattate dalla loro famiglia, dai loro mariti o dai propri ex. La violenza può essere fisica ma anche psicologica, manifestandosi attraverso diverse forme di abuso, come un maltrattamento continuo, una minaccia o una persecuzione, che genera paura, ansia e insicurezza nella vittima. In particolare, ci sono alcuni comportamenti sospetti e caratteristici della vita quotidiana e domestica, chiamati, appunto, campanelli di allarme, quando l’uomo si rivolge in modo aggressivo o con un brusco tono di voce o magari è possessivo, geloso della donna, tanto da considerarla di sua proprietà. Vuole conoscere tutte le sue password in modo da poterla controllare, giudica inappropriato il suo abbigliamento, le dà uno schiaffo o la minaccia dicendole che non ha bisogno di trovarsi un lavoro, tanto non le serve poiché provvederà lui a lei. Tutti questi atteggiamenti e tanti altri sono manifestazioni della sottomissione che l’uomo vuole imporre alla donna e l’indipendenza, la libertà e i valori che vuole a lei sottrarre, violando così, i diritti fondamentali di ogni essere umano. Alcune donne, vittime di violenza , non riescono a riprendersi mentalmente quindi tendono ad abbattersi o non prendersi cura di se stesse, dei propri figli o non riescono a godersi la propria vita e ad andare avanti poiché ripensano e restano ancorate ai dolori, alle insicurezze, alle parole offensive espresse verso di loro che generano la convinzione di essere inferiori, minori, stupide e perfino di dover stare zitte. Tutto questo porta le donne a soffrire il più delle volte in silenzio e questo rispecchia l’aspetto peggiore di questa violenza.