di Giusy Casillo-Era il 27 gennaio 1945 quando le truppe dell’Armata Rossa giunsero nella città di Auschwitz e vi scoprirono il campo di concentramento. Quando abbatterono il suo cancello, l’inferno si mostrò ai loro occhi: vi erano nascosti orrori indicibili. Nel 2005 l’ONU scelse ufficialmente il 27 gennaio come Giorno della Memoria: un giorno per ricordare e non dimenticare uno sterminio che provocò la morte di circa 6 milioni di persone, uccise per la follia di un uomo che, con la sua mente deviata, convinse e guidò uomini a distruggere altri uomini. In questo periodo sulle piattaforme televisive si possono contare numerosi film realizzati per tenere vivo il ricordo di quel triste episodio della storia dell’umanità. Tra tanti, merita di essere menzionato “La vita è bella”, un film del 1997 diretto e interpretato da Roberto Benigni. La sceneggiatura, la colonna sonora e l’interpretazione degli attori, rendono il film indimenticabile e capace di farci attraversare un’infinità di emozioni, dalle risate al pianto. La pellicola vede protagonista Guido Orefice, un simpatico ebreo che, deportato insieme alla sua famiglia in un lager nazista, cerca di proteggere il figlio dagli orrori dell’Olocausto, facendogli credere che tutto ciò che vive sia parte di un fantastico gioco in cui devono affrontare prove durissime per vincere il premio finale. Questa volta, il genio di Benigni ha dato vita ad un’opera in cui, pur immergendo lo spettatore nella tragicità della narrazione, gli ha dato un grande esempio: di fronte ad un amore immenso, quale quello che si prova per un figlio, un genitore combatte fino alla morte per allontanarlo dal dolore, anche a costo di mentirgli. Ciò che conta è che il luogo più buio dell’inferno, possa trasformarsi, almeno per il piccolo, in un angolo di paradiso. Inoltre, Benigni ha voluto insegnarci che la felicità, a volte, è nel nostro modo di vivere la vita, di accettare e affrontare le difficoltà che si presentano, perché, nonostante tutto… la vita è bella.