Baunei, un paesino dell’Ogliastra, è conosciuto soprattutto per la sua meravigliosa costa e il suo mare cristallino, ma non molti sono a conoscenza delle meraviglie dell’entroterra, come Su Sterru, la Maschera di Pietra, “Su Sterrigeddu”, “As Piscinas”, nell’altopiano di Golgo, e Grutta ‘e Janas nel costone ai piedi di Montargia.
Su Sterru
È una voragine del Golgo che, da sempre, rappresenta l’ignoto, e tante sono le leggende sorte intorno a questo abisso misterioso, prima fra tutte quella di “San Pietro e Su Serpente”. Oggi, questa voragine è una vera attrazione turistica, “monumento naturale” dal 1993. Nel 1957 una spedizione di speleologi sardi esplorò per la prima volta la voragine, scoprendo che dopo i primi 30 metri lo strato di roccia basaltica lasciava spazio al calcare. Si comprese, così, che Su Sterru non era altro che un abisso di origine carsica formatosi in seguito all’azione erosiva dell’acqua piovana. Il “tappo” di basalto, una volta crollato, aveva riaperto un pozzo carsico vecchio di decine di milioni di anni. Su Sterru è una delle voragini a campata unica più profonde d’Europa, profonda 280 metri.
La Maschera di Pietra e “Su Sterrigeddu”
Detta anche “Faccia Litica”, è una parete basaltica che rivela un sorprendente antropomorfismo se osservata da un determinato punto del sentiero sottostante, bizzarro risultato dell’erosione provocata sulla roccia dagli agenti atmosferici. La parete rocciosa alta 10 metri, dove si trova questo particolare monumento, si può raggiungere percorrendo un sentiero che parte dal piazzale del “Rifugio”. Oltre che per osservare questo strano volto di basalto, il luogo merita di essere visitato anche perché, a pochi metri dalla Maschera di Pietra si apre una stretta voragine dall’imboccatura di circa 5 metri. Questa voragine, profonda oltre 120 metri, nota fra gli appassionati di speleologia come “il Golghetto”, è chiamata dai pastori di Baunei “Sa Nurra de Genna Sarmentu” o “Su Sterrigeddu”.
“As Piscinas”
Le vasche basaltiche sparse nell’altopiano di Golgo, nelle quali l’acqua piovana ristagna tutto l’anno, sono chiamate dai baunesi “As Piscinas”, le piscine. Secondo gli studiosi si tratta di conche naturali modificate dai Nuragici in modo da poter essere sfruttate durante le procedure di lavorazione dei metalli. Non è da escludere, inoltre, che la località, per la presenza di acqua tutto l’anno, sia stata sede anche di particolari culti di tipo magico-animistico.
I pozzi nuragici e il Betilo antropomorfo.
I pozzi del Golgo si trovano al centro di uno spiazzo a qualche centinaio di metri dalla chiesa di San Pietro. Negli anni settanta il professor Giovanni Lilliu li studiò, e mise in dubbio il fatto che fossero opere del periodo nuragico, evidenziando che “…sono due vasti pozzi rivestiti in muratura al modo nuragico, anche se non sono di tale età remota….”. Le pareti di rivestimento, in roccia basaltica, fuoriescono per circa mezzo metro dal terreno, consentendo agli allevatori di sporgersi in tutta sicurezza, poggiandosi ad una trave in ginepro, quando calano i secchi per tirare su l’acqua che viene versata negli abbeveratoi. Lilliu, oltre ad aver studiato questi pozzi, studiò anche il Betilo del Golgo, situato di fronte alla chiesa di San Pietro. Questo affascinante reperto, in pietra basaltica, è citato in tutti i testi di archeologia sarda, per un volto umano scolpito in rilievo. Il Betilo, per il volto in rilievo molto ben definito nei tratti fisionomici, è considerato un reperto tra i più significativi dell’arte nuragica.
Grutta ‘e Janas
Un altro sito archeologico molto interessante è Grutta ‘e Janas. Mi ha sempre incuriosito in quanto situato sopra casa dei miei nonni materni, e perciò un luogo dove mia mamma è sempre andata a giocare quando era piccola.
Questo monumento è situato a circa 580m dal livello dal mare, nel costone ai piedi di Montargia, il bastione calcareo che sovrasta il rione di “Bidda Susu”. Grutta ‘e Janas in sardo significa “grotta delle fate”, ed è aperta al pubblico grazie ad un sentiero che parte dalla base della parete di Montargia. La grotta si contraddistingue per la presenza, nel piano roccioso antistante l’ingresso, di un’articolata raffigurazione incisa, riferibile al Neolitico finale databile tra il 4000 e il 3200 a.C. Essa è composta da una conca principale dalla quale partono diciotto canali di varia grandezza, dai 2 ai 3 cm, disposti a raggiera in modo irregolare. Le piccole conche collegate ai canali fanno pensare a una raccolta dell’acqua dello stillicidio, usata probabilmente per riti propiziatori legati alla fertilità. Inoltre, considerata la posizione dominante della grotta e la difficoltà per raggiungerla, non si esclude che venisse usata come rifugio sicuro per la pratica di riti legati alla sfera magico-religiosa. Un’altra interpretazione sarebbe che questo disegno rappresenti i nuraghi di Triei e Ardali, quindi una sorta di mappa.