Un giudizio sulla <<settimana corta>>? La nostra opinione è quella di due ragazze albanesi che hanno avuto già esperienza con la settimana corta nel loro Paese di origine prima di trasferirsi in Italia, un po’ diversa da questa che stiamo vivendo attualmente.
Quest’è un anno pieno di novità e cambiamenti. Uno di questi è appunto la famosa “settimana corta”, richiesta dagli studenti e finalmente realizzata. Noi due l’abbiamo aspettata a braccia aperte, almeno nelle prime settimane… Così come ogni moneta ha due lati, anche la settimana corta ha i suoi vantaggi e svantaggi, che rendono difficile una decisione. Ovviamente siamo felici di non avere più solo un giorno di riposo, e di conseguenza avere tempo per noi stesse e studiare. Un divario di due giorni ci dà il tempo sufficiente di concentrarci anche su altre attività importanti oltre agli studi scolastici: aiutare a casa, svolgere i nostri hobby, semplicemente passare del tempo con i nostri cari, godere un giorno senza il pensiero assillante che hai un sacco di cose da finire per il giorno dopo, e finalmente dormire per un tempo abbondante, un lusso che non ci possiamo permettere durante la settimana. Con l’uscita dell’orario definitivo, avendo più ore di lezione in giornata, torniamo a casa abbastanza tardi, e questa cosa si nota specialmente adesso che l’inverno si sta avvicinando. Avendo a disposizione circa 2-3 ore di luce, è difficile gestire bene il tempo rimasto, anche perché abbiamo altri impegni extrascolastici.
In Albania avevamo la settimana corta, con sei ore di lezione al giorno, ognuna di 45 minuti. La lezione iniziava alle 8 di mattina per finire alle 13:05. Tra un’ora e l’altra avevamo un intervallo di 5 minuti, senza necessariamente un professore in classe. Noi studenti avevamo tempo di cambiare i libri, di mangiare qualcosa di veloce, di muoverci un poco per non stare seduti troppo a lungo, di scambiare qualche parola tra di noi, e ripetere qualche materia. Invece i professori avevano il tempo di andare nella classe successiva senza fretta, di riposare dopo aver spiegato o di bere un caffè. Dopo due ore di lezione, alle 10:25, c’era un intervallo lungo di 15 minuti. Era obbligatorio uscire nel cortile della scuola per prendere un po’ d’aria, per muoversi e incontrarsi con amici dalle altri classi, consumare la merenda senza sporcare la classe, ed entrambi i professori e gli studenti potevano usufruire dei servizi igienici.
Ci piacerebbe se anche nel nostro istituto si potesse adottare almeno alcune di queste caratteristiche, ad esempio la diminuzione della durata di un’ora di lezione. Sì, 45 minuti possono sembrare insufficienti per poter svolgere la lezione per bene, ma, secondo la nostra esperienza personale, non è proprio così. Perché? Ciò che si fa in 60 minuti si può benissimo fare anche in 45, se il tempo viene gestito in modo appropriato. La qualità della lezione vale più della quantità dei minuti. Secondo noi, ciò comporterebbe meno stanchezza e procrastinazione, e noi alunni saremmo più concentrati. Di conseguenza si tornerebbe a casa più presto, ci sentiremmo più energici e avremmo più tempo da dedicare alle altre attività.
Alla fine, noi diciamo di “sì” alla settimana corta. Ma, non sarebbe meglio se ci fosse un mix tra le buone qualità di entrambe le opzioni!? Una settimana corta in cui si esce un po’ prima come nella settimana lunga sarebbe l’ideale.
ARTIOLA GJURA (3°A TUR), ARJETA GJURA (5°C AFM)
Settimana corta: esperienza italo-albanese a confronto
di IL GALLO STRILLONE ON LINE - AVERSA (CE)|
2022-11-19T19:29:38+01:00
19-11-2022 19:21|Alboscuole|0 Commenti