Le persone sono umane. Ma cosa significa essere umani? Essere umani significa possedere due elementi principali: l’anima e il corpo. Tommaso d’Aquino, teologo e filosofo italiano vissuto nel 1200, sosteneva che l’anima fosse forma del corpo, a motivo del particolare tipo di sostanza che essa è. Egli intende dire che l’anima non è separata dal corpo ma essa configura il corpo stesso. Se dovessimo analizzare la teoria di d’Aquino emergerebbe il fatto che ogni singola persona non valorizza come dovrebbe la propria anima e, di conseguenza, non si prende cura della propria salute mentale. L’anima si potrebbe definire come la custodia interiore delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti, positivi o negativi che siano, infatti anche essa dipende dal corpo perché ogni nostro stato d’animo viene manifestato mediante movimenti o espressioni facciali. Per esempio, se vogliamo dimostrare in modo concreto e non solo verbalmente il carisma che proviamo verso una persona come ci comportiamo? Sicuramente assumiamo un atteggiamento affettuoso caratterizzato da gesti che dimostrino ciò che proviamo per quella persona attraverso un abbraccio, una carezza, un bacio. Sempre secondo D’Aquino, il più profondo essere dell’anima è il più profondo essere del corpo, e con questa frase vuole farci capire che è compito di ognuno di noi dare una “forma” alla nostra anima attraverso le nostre esperienze e le nostre capacità. Ad esempio, attraverso la lettura di un libro possiamo imparare a non basare le nostre esperienze solo sul successo materiale ma anche sullo sviluppo interiore della persona. Ciò significa che non dobbiamo preoccuparci solo della nostra persona a livello estetico ma anche, soprattutto, a livello interiore. In questo campo, un libro che si potrebbe consigliare è “Ricordati di sorridere” dell’autore Daniele di Benedetti che guida il lettore su una strada che conduce alla ricerca della felicità. L’autore definisce le persone dei bruchi che continuano ad evolversi senza riuscire mai a diventare farfalle. Con questo aforisma intende dire che l’essere umano basa la propria salute mentale ragionando in modo fin troppo razionale, ma spesso, dare tutto per scontato, ci impedisce di scoprire quella che è la nostra profondità emozionale. Se invece affrontassimo la vita con un po’ più di leggerezza riusciremo a eludere gli schemi e individuare nuove prospettive. A questo proposito di Benedetti parla anche di un esperimento fatto su cinque scimmie. Esse vengono messe in una gabbia dalle pareti alte con all’interno una scala con in cima un casco di banane. Quando anche una sola scimmia tocca le banane tutte quante ricevono una secchiata d’acqua in testa e questo si verifica fino a quando non capiscono che la secchiata d’acqua dipende da loro. A questo punto una di loro viene sostituita da un’altra che a sua volta cerca di raggiungere il casco di banane ma viene bloccata dalle altre quattro che vogliono evitare l’acqua. Dopo alcune volte che si ripete questo avvenimento, anche lei capisce che se sale su per la scala viene aggredita non comprendendo il reale motivo per il quale non deve arrampicarsi. Da questo esperimento possiamo trarre una sola conclusione. Spesso, sfruttare la nostra capacità di ragionare razionalmente ci spinge a dare per scontato le cose che ci accadono senza nemmeno ragionarci su. Perciò la razionalità, se prendiamo solo essa in considerazione, limita le possibilità di valorizzare le nostre emozioni. Ognuno possiede all’interno quelle che Paul Ekman, psicologo statunitense del ‘900, definì nel 1972 emozioni principali e sono: paura, gioia, rabbia, disgusto, sorpresa, tristezza. Solo attraverso un lavoro interiore ognuno può alimentare la propria anima e mettere in circolazione i propri sentimenti. Pochi mesi fa è stato approfondito lo studio sulle emozioni dalla PNAS, una rivista scientifica statunitense, che ha fornito l’elenco aggiornato delle emozioni umane. Lo studio è stato guidato da Alan Cowen e da Decher Keltner che hanno sempre voluto approfondire il nostro mondo interiore attraverso un processo di enfatizzazione della sensazione di appartenenza ad un gruppo. L’esperimento è avvenuto con l’ausilio di 153 persone che sono state sottoposte alla visione di alcuni filmati contenenti sia situazioni positive che negative. In seguito il gruppo è stato suddiviso in 3 sottogruppi, ognuno dei quali avrebbe dovuto esprimere un parere sul video in modo differente. Il primo poteva esprimersi liberamente, il secondo poteva solo descrivere le idee attraverso un elenco di 34 possibilità suddivise in categorie ed infine il terzo poteva esprimere le emozioni suscitate attraverso il posizionamento lungo 14 scale usate per la misurazione dell’esperienza emotiva. Dopo che ogni gruppo ha espresso la propria idea, sono stati ricercati dei punti in comune tra le tre opinioni. Ciò ha permesso di estendere l’elenco delle emozioni da 6 a 27. C’è da dire che questo esperimento è stato fatto solo su persone di nazionalità americana, perciò bisogna ancora testare che queste 27 emozioni siano valide a livello universale, anche se, secondo alcuni studi, l’etnia di una persona non dovrebbe influire sul complesso emotivo. Perciò, seppur presenti, le differenze riscontrate dovrebbero essere alquanto irrilevanti. I due scienziati che hanno diretto questo studio ritengono molto importante il traguardo raggiunto, perché riconoscere a pieno il nostro arcobaleno emotivo ci permette di cercare più cure per restituire alla nostra personalità tutti i colori che essa è degna di possedere.