Alcuni giorni fa due nostre atlete, la pallavolista Paola Egonu e la velocista Zaynab Dosso, orgoglio dell’Italia nelle loro rispettive discipline sportive, sono state oggetto di insulti razzisti. Il 15 ottobre scorso, alla fine della partita del mondiale di pallavolo contro gli Stati Uniti, in cui la nostra squadra ha conquistato il bronzo, Paola Egonu, in lacrime, ha dichiarato di voler lasciare la Nazionale per le continue offese razziste ricevute, riassumibili nella costante asserzione se lei fosse italiana. Il 16 ottobre Zaynab Dosso, in un quartiere di Roma, è stata insultata da una mendicante che, non avendo ricevuto l’elemosina richiesta, l’ha pesantemente insultata dandole della “puttana straniera”. Entrambe le atlete sono italianissime: Paola Egonu è nata a Cittadella, in provincia di Padova, ed ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2014 a sedici anni, mentre Zaynab Dosso è nata in Costa d’Avorio ed ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2016. Questi episodi sono fonte di dispiacere e il segnale di una società che deve ancora crescere, essendo ancora legata a preconcetti ormai superati. Che importa che queste atlete non abbiano la pelle bianca. Sono bravissime, hanno raggiunto traguardi sportivi straordinari con talento ed impegno e le vicende che le hanno viste protagoniste dimostrano che in Italia c’è un forte problema di razzismo e c’è ancora tanto da lavorare per arrivare a una risoluzione definitiva di ciò. Infatti, l’Italia sarà più civile solo se riuscirà a maturare meglio il senso dell’accettazione e della solidarietà reciproca. Invece, continuare a discriminare le persone per il colore della pelle contribuisce a diffondere sentimenti di odio. La preoccupazione per il razzismo di questi episodi è stata condivisa da tutti i maggiori leader politici i quali, all’indomani della vicenda che ha visto protagonista Paola Egonu, hanno immediatamente manifestato solidarietà e simpatia. Un gesto esemplare è stato compiuto dal premier uscente, Mario Draghi, che ha anche telefonato personalmente alla ragazza per mostrare la sua vicinanza. Le nostre atlete non sono le prime e, purtroppo, non saranno le ultime a dover lottare contro l’ignoranza ed i pregiudizi, ma il problema è anche presente in altri Paesi. Ad esempio, qualche settimana fa, il calciatore di colore Ivan Toney del Brentford, in Inghilterra, è stato oggetto di insulti razzisti sui social da parte dei tifosi avversari per aver realizzato le reti che hanno fatto vincere la sua squadra. Per tornare in Italia, anche Mario Balotelli, ex calciatore della nazionale italiana, si è trovato coinvolto in situazioni simili. Ma nel match Verona-Brescia del 3 novembre 2020, quando un tifoso ha intonato cori razzisti a lui diretti, sono stati presi provvedimenti. A conclusione delle indagini avviate dalla polizia, per l’uomo agrigentino di 38 anni ritenuto colpevole è stato disposto il divieto di accesso alle manifestazioni sportive per i successivi cinque anni. La speranza, come ha detto Zaynab Dosso, è che “sarebbe bello che chi ha vinto le elezioni desse un segnale forte contro il razzismo. Se i beceri oggi si sentono più forti, si credono liberi di alzare la voce e restare impuniti, serve che chi starà al governo dica forte e chiaro: non è così”.