//GIORNATA DELLA LEGALITÀ’: Antonio Montinaro: scudo d’onestà

GIORNATA DELLA LEGALITÀ’: Antonio Montinaro: scudo d’onestà

di | 2022-05-23T21:02:17+02:00 23-5-2022 21:02|Alboscuole|0 Commenti
A cura della classe 3^ I-    Un giovane uomo nato a Calimera, nella Grecìa Salentina, terra ricca di storia ma avara di lavoro, il giorno otto settembre dell’anno 1962 e trucidato dalla mafia il 23 maggio 1992. Figlio di un pescatore, ama il profumo del mare e della legalità e per questo decide di fare il poliziotto, con impegno e professionalità. E’ così intriso di sani valori e nobili ideali che chiede di diventare uno degli “angeli custodi” del giudice antimafia Giovanni Falcone e ne diventa capo scorta. Il giorno della strage il suo altissimo senso del dovere lo porta a chiedere di cambiare il suo turno di lavoro mattutino con quello pomeridiano: vuole accogliere il suo “giudice”, che rischia ogni giorno la vita, all’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. Giovanni Falcone vive e lavora in Sicilia dove la mafia è fortemente radicata nel territorio e molto ben organizzata. Per “Cosa Nostra” è un bersaglio privilegiato degli attentati punitivi che Giovanni Brusca, sicario spietato e privo di scrupoli, metterà in atto in tempi brevi con l’uso dell’esplosivo. La scorta si muove sull’autostrada A 29 all’altezza dello svincolo di Capaci, sull’Isola delle Femmine, quando le Fiat Croma blindate schizzano nel cielo, quasi a volerlo raggiungere. L’auto di colore marrone con a bordo gli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo è investita con maggiore violenza dall’impatto dell’esplosione e finisce tra gli alberi d’olivo che costeggiano la strada. L’olivo, albero della pace, diventa spettatore muto della morte di tre giovani innocenti a causa di un orribile atto di violenza! La stessa sorte spetta al giudice Falcone e a sua moglie che si trovano a bordo della Croma bianca. Scampa all’eccidio l’autista Giuseppe Costanza, seduto sul sedile posteriore. La mafia riesce nel suo scopo omicida, colpisce lo Stato italiano con ferocia, dà la sua risposta di guerra al maxiprocesso del gennaio 1992 intentato contro importanti elementi di Cosa nostra. Il futuro di Antonio Montinaro, ricco di sogni e speranze, si interrompe a soli ventinove anni alle ore 17:57:48, del pomeriggio insieme a quello dei suoi colleghi. La delinquenza organizzata uccide, l’omertà consente gli omicidi e in qualche modo li legittima implicitamente. A Calimera il buongiorno si vede dal mattino. Un uomo al servizio della gente è scomparso fragorosamente nel pieno del silenzio… Ma dove erano i servizi segreti e i politici prima che avvenisse la Strage di Capaci? La mafia preparava da alcuni mesi i suoi attentati. Possibile che nessuno lo avesse notato? Le “Femmine” della nota Isola erano forse impegnate a farsi “belle”?