//Klimt, il nazismo e un processo: recensione a “Woman in Gold”

Klimt, il nazismo e un processo: recensione a “Woman in Gold”

di | 2018-07-11T16:41:00+02:00 11-7-2018 16:41|Alboscuole|0 Commenti
di ALESSIA SCAGLIA – Woman in Gold (Regno Unito; 2015) Regia: Simon Curtis Soggetto: E. Randol Schoenberg Sceneggiatura: Alexi Kaye Campbell Produttore: David M. Thompson, Kris Thykier Produttore esecutivo: Christine Langan, Ernst Mican, Ed Rubin, Harvey Weinstein Fotografia: Ross Emery Effetti speciali: Mark Holt Musiche: Martin Phipps, Hans Zimmer Scenografia: Jim Clay

Cast: Helen Mirren (Maria Altmann); Ryan Reynolds (Randol Schoenberg); Daniel Brühl (Hubertus Czernin); Katie Holmes (Pam Schoenberg); Tatiana Maslany (Maria Altmann giovane); Max Irons (Fredrick “Fritz” Altmann); Charles Dance (Sherman); Elizabeth McGovern (Florence-Marie Cooper); Jonathan Pryce (William Rehnquist).

Il nuovo film di Simon Curtis, noto per aver diretto nel 2011 My week with Marilyn, che racconta la settimana passata dall’attrice con Colin Redmayne durante la lavorazione del film The Prince and the Showgirl, è tratto dalla storia vera di Maria Altmann, una giovane ebrea sopravvissuta all’olocausto, interpretata sul grande schermo da Tatiana Maslany (l’attrice canadese che interpreta diversi ruoli nella serie tv Orphan Black) e da Helen Mirren (già Oscar come migliore attrice protagonista per il suo ruolo in The Queen). La donna apparteneva ad una famiglia nobile e benestante, residente a Vienna.

Il film incomincia con Maria, che, ormai in tarda età, lotta per riprendersi un ritratto della sua bellissima zia, dipinto da Klimt e successivamente trafugato dalle truppe naziste. La signora Altmann, che abita in America da molti anni, prima di morire vuole vendicarsi di coloro che le hanno rovinato la vita e per farlo si affida ad un giovane avvocato, senza esperienza, Randol Schönberg (Ryan Reynolds).

Quest’ultimo convive con una bellissima donna e i due meditano di sposarsi, ma, poiché attraversano un periodo di ristrettezze economiche, sono sempre impegnati dal lavoro. Randol decide così di accettare il caso, perché crede che possa essere remunerativo. Inizialmente tra l’avvocato e l’anziana cliente non c’è grande feeling, ma a poco a poco i due riescono a instaurare un vero e proprio rapporto di amicizia.

Per riavere l’opera i due si recano in Austria e si ritrovano nel vecchio appartamento della famiglia Altmann, tornando nel quale l’anziana ha numerosi flash back che la riportano indietro nel tempo e le fanno rivivere molti bei momenti passati con la sua famiglia ed anche e soprattutto l’orrendo periodo della seconda guerra mondiale.

Randol e Maria partecipano anche ad una convention dove tutte le vittime che hanno subito furti di opere d’arte dai nazisti vengono ascoltate da numerosi giudici, sperando che questi ultimi accettino la richiesta di restituzione. Il commovente discorso di Maria riesce a toccare il cuore dei giudici e dunque, i due rientrano in America soddisfatti, sperando di aver vinto la battaglia.

Una brutta notizia arriva nei successivi trenta giorni: Vienna non ha alcuna intenzione di restituirle il quadro che giudica di valore inestimabile. La signora, abbattuta, decide di gettare la spugna, ma l’avvocato tenta una causa a sua insaputa contro i responsabili del governo austriaco. Il ricorso viene accolto, ma il processo definitivo deve avvenire in Austria, dove avverranno diversi colpi di scena.

Il film è davvero indescrivibile e incanta dall’inizio alla fine: sono più di cento minuti di pura emozione, nei quali la ricostruzione storica appare sempre precisa e particolareggiata e l’interpretazione impareggiabile. La Mirren è, come spesso le è capitato in carriera, straordinaria nel dare vita ad un personaggio indomabile e pieno di energia; anche Reynolds è stato bravo a rendere credibile il cambiamento dell’altro protagonista, all’inizio rassegnato all’unico incarico disponibile, poi sempre più vicino alla cliente, il cui fascino algido e rigido lo ammalia inaspettatamente sempre più.

La critica ha tuttavia trovato la sceneggiatura non sempre brillante e in alcuni punti non rispettosa dei dettagli specifici della vicenda: per fare un esempio, pare che Maria non abbia mai, come invece le capita nella pellicola, lasciato il padre a Vienna, prima della sua morte nel 1938.