di CATERINA PONS –
Okja
(Usa – Corea del Sud: 2017)
Regia: Bong Joon-ho
Sceneggiatura: Bong Joon-ho, Jon Ronson
Musiche: Jaeil Jung
Cast: Ahn Seo-Hyun (Mija); Daniel Henshall (Blonde); Devon Bonstick (Silver); Jake Gyllenhaal (Dr.Johnny); Lily Collins (Red); Paul Dano (Jay); Steven Yeun (K); Tilda Swinton (Nancy Mirando).
La storia del film coreano Okja è ambientata in un futuro ipotetico: l’umanità non ha più di che sfamarsi e proprio per questo motivo comincia a farsi strada una multinazionale, la Mirando Corporation, diretta dalla stravagante Nancy Mirando (Tilda Swinton), che pensa di creare, in un laboratorio, una nuova specie di super-maiali con l’obiettivo di incrementare la produzione di carne con il minor impatto possibile sull’ambiente. Per sostenere il progetto, l’industria decide di mandare dieci di questi animali a piccoli contadini sparsi in tutto il mondo, allo scopo di crescerli, cosicché dopo dieci anni avrebbe premiato il maiale più grosso.
Uno di questi allevatori è una ragazzina di nome Mija (Ahn Seo-Hyun), che, insieme al nonno, contribuisce alla crescita della maialina Okja (la quale dà il titolo al film). Col passare del tempo, le due stringono una forte amicizia, trascorrendo una vita tranquilla, circondate dalle meraviglie della natura. Purtroppo, però Mija non sa che presto dovrà separarsi dalla sua amica, la quale verrà riportata nel suo luogo d’origine per diventare carne da macello insieme ad altri della sua specie. Questo evento drammatico porterà la ragazza a intraprendere una coraggiosa missione di salvataggio in compagnia di cinque amici facenti parte della ALF, ovvero la “Frontiera di Liberazione degli Animali”.
Il film racchiude in sé l’avventura, la drammaticità, la fantascienza e la realtà, tutti elementi che rendono questa pellicola uno dei migliori film dell’anno, sia per il fatto che riesce a far piangere e ridere, sia perché fa riflettere lo spettatore. Il regista e sceneggiatore Bong Joon-ho racconta con grande delicarezza i problemi ambientali del pianeta terra, in particolar modo l’esaurimento delle risorse naturali, causato dallo sfruttamento intensivo delle stesse da parte dell’uomo, che mostra ancora una volta il suo egoismo. Ed infatti nella trama del film gli uomini, per risolvere la situazione che essi stessi hanno contribuito a creare, utilizzano metodi terribili e disumani come l’allevamento intensivo.
La pellicola ci consente di conoscere la verità su ciò che si nasconde nelle filiere per la produzione della carne a livello industriale: in particolare, essa spiega con precisione come vengano trattati gli animali, una volta entrati dentro queste strutture.
Il pubblico viene coinvolto maggiormente perché riesce ad immedesimarsi facilmente nella protagonista Mija, una bambina che, insieme a Okja, rappresenta ciò che di più puro possa esistere sulla terra, vale a dire la forza dell’amicizia, rovinata poi dagli interessi materiali dell’uomo.
Okja descrive, infatti, non solo i crimini che commettiamo per produrre quello che in natura non avremmo mai, ma anche il profondo legame uomo-animale-ambiente, un rapporto che ormai si è perso, visto che il primo di questi elementi continua a vivere basandosi solo sulla superficialità. La storia vuole portare il pubblico alla riflessione, spiegandogli che il fine non giustifica sempre i mezzi, soprattutto quando bisognerebbe dimostrare che abbiamo ancora un po’ di umanità dentro di noi.