//TESTIMONIANZE DI SOLIDARIETA’ A “CASA FAMIGLIA ROSETTA”

TESTIMONIANZE DI SOLIDARIETA’ A “CASA FAMIGLIA ROSETTA”

di | 2022-04-30T09:45:51+02:00 29-4-2022 19:49|Alboscuole|0 Commenti
Intervista degli alunni del laboratorio del progetto “A Scuola di Giornalismo”// Istituto “Martin Luther King” di Caltanissetta guidato dalla preside prof.ssa Rosa Cartella// Referente del progetto “A Scuola di Giornalismo” il docente Salvatore Siina// Caltanissetta, venerdì 29 aprile 2022// Sapete quando si instaura un feeling positivo tra persone? Quando ci si confronta, si apre la bocca e si parla con una voce serena, piena di umanità e amore per il prossimo, quando si fa conoscere agli altri la propria testimonianza diretta a contatto con gli ultimi, coi disabili, con chi è legato alle dipendenze. A volte basta l’accenno di un piccolo gesto e scoppia subito una scintilla. Tutto ciò è avvenuto durante l’incontro, in modalità telematica, di noi alunni del laboratorio “A Scuola di Giornalismo”, seguiti dall’insegnante Salvatore Siina, e Alda Pino, una piccola donna con un grande cuore, che definiremmo zia, coi suoi lucidi capelli bianchi, soffici come la neve, la cui missione è sempre e costantemente quella di aiutare gli altri, anche facendo catechesi e la maestra nel nome del Signore. Ecco, di seguito, le domande che abbiamo rivolto alla nostra ospite.
  • Come si definisce in poche parole? (Nicole Matraxia)
  • Sono Alda Pino ed ho 74 anni. Ho l’età delle nonnine, delle ziette anziane e, per voi vorrei essere proprio una zietta con i capelli bianchi, ma molto affettuosa.
  • Ci parli della sua esperienza come insegnante con gli alunni disabili. (Andrea Ventura)
  • Sono stata per 20 anni insegnante per tanti alunnetti disabili. Non tutti i miei ex alunni sono riusciti ad imparare a leggere e a scrivere … .ma per quelli che avevano le potenzialità per farlo è stata una grande gioia, vedere come si divertivano ad associare dei segni grafici a dei suoni, così come avete fatto voi quando avete imparato a leggere e a scrivere. Per esempio leggere la parolina “mamma” o la parolina “papà” o il proprio nome o quello dei compagnetti preferiti era una tappa molto bella, ma anche molto difficile da raggiungere! La cosa più importante era quella di fare stare bene e in armonia tutti i bambini della classe, senza paragoni, senza differenze, accarezzando le manine del piccolo disabile inventando continuamente giochi semplici e divertenti. È vero che anche per voi, è importante imparare quando il vostro cuore è sereno e contento e magari giocando e/o cantando? Penso proprio di si.
  • Ci parli dell’incontro con Padre Vincenzo Sorce e di come è nata l’Associazione “Casa Famiglia Rosetta”. (Giovanni Amico)
  • Con padre Vincenzo Sorce ci siamo conosciuti giovanissimi, quando mio fratello volle frequentare la prima media in seminario. Padre Vincenzo non era ancora sacerdote, ma un giovane seminarista che aiutava i più giovani a studiare. Padre Vincenzo Sorce divenne sacerdote il 29 giugno del 1970, perché voleva lavorare nella vigna del Signore, volare come un gabbiano e imitare più che poteva Gesù Cristo, offrendo la sua vita per le tutte le persone, in particolare per i più “scartati dalla società”. Voi sapete di sono “gli scartati dalla società”? Sono le persone che sono i meno amati. A te piace essere amato/a? Sicuramente sì. Però, a volte, ci capita di non sentirci amati, né capaci di amare. Ecco … padre Vincenzo ha dato tutta la sua vita a fare stare il meglio possibile le persone che si sentono poco, ma proprio poco amate, e ha aperto Casa Rosetta.
  • Come mai l’Associazione “Casa Famiglia Rosetta” porta questo nome? (Valeria Mosca)
  • Ora vi racconto chi era Rosetta: Era una bella donna sposata, dolce ed affettuosa mamma di tre bambini. Un simpatico ed amabile marito che faceva l’autista. Purtroppo, dopo alcuni anni dal matrimonio, Rosetta si è ammalata di dermosclerosi (una bruttissima malattia che la portò alla morte). Rosetta, durante la sua malattia che le toglieva le forze per accudire ai suoi familiari, chiese a padre Vincenzo di darle la possibilità di essere ospitata nella struttura che stava fondando. Rosetta non poté più preparare i dolcetti o le frittatine per i suoi familiari, perché la malattia si faceva sentire sempre di più, ma, senza volerlo diede il suo nome a tutta la struttura che è nata poco dopo la sua dipartita. Si, proprio così, chi più di lei, aveva dato la sua vita a chi soffre perché non esistevano i servizi che potevano aiutare a camminare, a parlare, ecc…
  • Di cosa si occupa “Casa Famiglia Rosetta”? (Emma Capizzi)
  • Ci occupiamo dei disabili di tutte le età. “Casa Rosetta” non si occupa solo di persone con problemi di natura fisica, ma anche di persone con particolari dipendenze (droga, alcol, gioco ecc.). Gli operatori lavorano in strutture adatte per gli uomini “Terra Promessa” e per le donne, una struttura sita in contrada Bagno. Vi sono altre strutture in Sicilia, a Caltagirone, ad esempio, esistono centri d’ascolto per aiutare gli uomini dipendenti da alcol. Inoltre vi è una sede in Brasile e una in Tanzania.
  • Quali figure professionali operano nell’Associazione? (Elena Pilato)
  • A Casa Rosetta, fin dall’inizio, furono presenti fisioterapisti, logopedisti, psicomotricisti, ecc.. insieme a neurologi, psicologi, fisiatri ecc.. tutti medici ed operatori della riabilitazione. Furono presenti tutti questi specialisti, perché un “fiume” di persone di tutte le età arrivavano per essere aiutate. Padre Vincenzo capì che il Signore lo chiamava a dare vita ad un’opera più grande di lui. E si affidò alla Divina Provvidenza e alla scienza medica e riabilitativa. Nel frattempo, avevano bussato alla porta del suo cuore anche persone dipendenti dalle droghe e anche per loro si sentì chiamato dal Signore a dare una risposta scientifica. La carovana diventava sempre più grande: avrebbe camminato secondo la volontà del Signore e le competenze scientifiche più all’avanguardia.
  • Lei che ruolo svolge all’interno della “Casa Famiglia”? (Giorgia Passaro)
  • Padre Vincenzo mi ha fatto occupare della catechesi, in particolare, all’inizio quando i bambini disabili non potevano fare la Prima Comunione, né la Cresima. Giocando con i bambini a nascondino, abbiamo imparato che Gesù ci cerca sempre e, se siamo graffiati perché ci siamo litigati, ci accarezza come la mamma, ci dà tanti bacetti e torniamo ad essere più amici di prima. Una bambina chiamava padre Vincenzo “Pane di Gesù”, non solo perché riusciva a pronunciare poche parole, ma soprattutto perché aveva intuito che ogni sacerdote è un “Altro Gesù”! Anche noi, sapete cari ragazzi, possiamo trasformarci i Gesù se gli chiediamo di amare le persone come le ama lui. Nel tempo, ho visto come conoscere Gesù è come cominciare a respirare, rinascere, scegliere di essere felici. Penso che anche voi abbiate fatto l’esperienza di litigare, di avere un po’di rancore …Ma come si fa a togliere dal cuore la voglia di fare a pugni? Gesù ci dà una mano con un amore così grande che non tiene conto del male ricevuto. Lui ci ama sempre.
  • Ci parli di un’esperienza che l’ha particolarmente colpita. (Nicole Matraxia)
  • L’esperienza più bella è quella di sentirmi sempre perdonata ed amata da nostro Signore …e per questo che anche tutti noi possiamo fare Pace, con tutto il cuore. Tutti possiamo essere “costruttori di Pace” se ci facciamo aiutare da Gesù, che è il più esperto che conosca!!! E’ stato bello compiere 70 anni a Tanga, in Africa, tra i piccoli più piccoli, nella sede di “Casa Rosetta”. La festa è durata tutta la giornata. tra divertenti preparativi e balli e canti improvvisati. Sapete per il Vangelo i piccoli non sono solo chi è bambino, ma soprattutto chi ha un cuore tenero come quello degli innocenti felici di stare insieme. È stato bellissimo vivere nella concretezza una pagina del vangelo, ma questo lo possiamo vivere anche noi tutte le volte che condividiamo il nostro tempo con gli altri…senza bisogno di andare a Tanga, magari nella vostra classe o nella vostra famiglia. Tanti bambini di Tanga, prima di arrivare a Casa Rosetta non avevano mai avuto un letto, o aperto un rubinetto, ma come avete capito la cosa più importante è condividere amando. Molti di loro avevano vissuto in capanne di legno e dormito sopra un telo di stoffa… La cosa più importante però è …il rispetto per ogni persona, l’attenzione alle sue esigenze.
  • Nel suo opuscolo cosa vuol dire la frase “Siamo nel mondo, ma non siamo del mondo”? (Vittoria Iacona)
  • Noi tutti viviamo nel mondo… perché solo sul nostro pianeta Terra troviamo le condizioni per potere respirare, mangiare, riposare, cantare ecc. Ma non siamo del mondo, perché possiamo scegliere di essere felici seguendo Gesù….per esempio: invece di avere le tasche piene di soldi… essere disponibili a giocare con gli altri con i nostri giocattoli… È un’esperienza troppo bella e so che voi la state già facendo…in particolare, insieme ai bambini dell’Ucraina.
  • Quante “Case Rosetta” ci sono al mondo, dove sono e di cosa si occupano? (Francesco Chiarenza/Mariachiara Di Pietra)
  • Tante sono le “Case Rosetta”. A Caltanissetta, vi sono più strutture che in ogni parte del mondo, perché questa è la città da dove sono partiti tanti servizi. Il progetto che ha portato avanti padre Vincenzo era quello di aiutare le persone che non potevano camminare, parlare, essere accudite con affetto e professionalità. Ed ecco che in alcune stanze si apprende a camminare, in altre a parlare, in un’atmosfera di gioco. Anche i miei nipotini, quando erano piccoli hanno imparato a parlare, sebbene non sentissero … In Sicilia ci sono tante strutture, per esempio a Mussomeli, Riesi, Caltagirone, ma anche in Brasile e a Tanga, in Tanzania (Africa). In Brasile, c’è anche l’unica artistica Chiesa costruita da alcuni benefattori. Si trova ad Oro Preto, nell’Amazzonia, ed è accanto alla comunità delle persone che vogliono uscire dalle dipendenze.
  • Cosa rappresenta la statua in legno di Santa Maria dei Poveri? (Francesca Giacalone)
  • In tutte le strutture vi è una statua piccolina che rappresenta la Madonna che porta Gesù bambino. L’ originale è stata comprata a Lourdes con i soldi di una colletta fatta tra amici. La spiritualità di padre Vincenzo si poggia sul coraggio di Maria di Nazareth che all’Angelo dice il suo ” Si” e può portare tra le sue giovani braccia il Figlio di Dio, fatto uomo.
  • Come si affronta il rapporto con le persone con dipendenze? È difficile? (Ginevra Cancemi/Ludovica Bellomo)
  • Come si può affrontare una malattia o una dipendenza, senza volere dire il proprio “si”? Come fai a studiare una cosa noiosa senza dire il tuo “sì”? Anche per noi, certe volte è difficilissimo dire il nostro “si”, ma con un po’di coraggio riusciamo a farcela.
  • A cosa sono utili i progetti solidali della vostra Associazione? (Marta Gangitano/Giulia Andaloro)
  • Si certo, i progetti solidali sono utili. L’ ultimo progetto per esempio che si sta portando avanti è quello di pulire dalla plastica e dalla spazzatura il parco Robinson. Qualche mattina fa si sono dati appuntamento ragazzi disabili, familiari ed operatori e hanno pulito per bene le aiuole e i vialetti. Inoltre, ogni giorno, nelle varie strutture si producono dei manufatti: trenini della Pace, ma anche oggetti artistici in ceramica sia a Mussomeli che a Caltagirone.
  • Ci parli della sua esperienza a Tanga. (Andrea Ventura)
  • Sono stata per tre volte a Tanga. La cosa che più mi ha impressionato è stata la cura e l’attenzione che aveva padre Vincenzo Sorce per i “poveri” facendoli abitare in luoghi belli e pieni di piante e fiori. Se, infatti, visitiamo una qualsiasi struttura è sempre circondata da piante ben curate, da fiori e da un arredamento sobrio e decoroso. Anche a Tanga in una bellissima villa abitano una ventina di bambini e ragazzi disabili e/o malati di Aids. Il clima è quello di una bella famiglia dove ci si lava, si mangia, si prega, si va a scuola, si fanno i compiti, i guarda la TV e soprattutto si è amati.
  • Secondo Lei è vero che “Dove c’è più povertà c’è più generosità? (Vittoria Iacona)
  • A volte si e a volte no; certamente per i ricchi è molto complicato lasciare le proprie ricchezze. Ma se si sceglie di essere nelle mani del Signore si può essere felici.
  • Quali sono le sue figure di riferimento? (Giorgia Passaro)
  • Nel mio viaggio tra i bisognosi Padre Vincenzo Sorce, mentre la mia figura di riferimento più alta è Gesù Cristo.
  • Quali letture preferisce? (Elena Pilato)
  • Le mie letture preferite sono quelle di spiritualità cristiana.
  • Come nasce il suo amore per il prossimo? (Emma Capizzi)
  • Il mio amore per il prossimo nasce dal fatto che il primo ad amarmi sempre è nostro Signore. Egli non considera quanto mi ama, anche quando non me lo merito. Ma Gesù Cristo è così, ama sempre e senza limiti, è troppo innamorato di ciascuno di noi..!! Di ognuno di noi!!
  • Che tipo di rapporto aveva con i bambini di Tanga, non conoscendo la lingua africana? (Giovanni Amico)
  • Un bellissimo rapporto, nella mia missione giocavo sempre con i bambini, anche se non parlavo la loro lingua. Ho fatto catechesi e cantato le canzoni della messa con loro. Sono felici con poco, cantano, studiano, giocano. Molti di loro sono malati di AIDS. Alcuni bambini non sapevano fare né le addizioni né le sottrazioni, né tantomeno le moltiplicazioni o le divisioni. Ma ridendo e scherzando hanno imparato a farle con le pietruzze dei vialetti…e anche leggere e scrivere. Comunicavamo con i segni, il cuore e, come diceva, padre Vincenzo con l’aldese.
  • Un caso particolare di una persona che siete riusciti a salvare … (Valeria Mosca)
  • Miei cari amici, non abbiamo salvato nessuna persona, ma tutte quelle che hanno voluto cambiare…quelle che non sentendo, ma guardando la bocca sono riuscite a “leggere” i movimenti; quelli che con tanta fisioterapia si sono messi a camminare, quelli che hanno creduto che è possibile uscire dalle dipendenze.///
Finite le domande programmate, abbiamo rivolto alla nostra Amica Alda, delle domande estemporanee. Ha risposto a tutte con serenità e disponibilità. Il maestro Salvatore ha condiviso una presentazione Power Point dal titolo “Sulla strada verso Tanga: I ricordi di Alda Pino” con le foto della sua esperienza con i bambini della Tanzania in Africa. Abbiamo anche cantato insieme l’inno dell’Ucraina, per ricordare i nostri fratelli afflitti dalla guerra. Ci siamo ripromessi che la prossima volta ci rivedremo in presenza. Questa esperienza ci ha fatto riflettere sull’importanza della solidarietà verso il prossimo.