//Cambiare si può, se si vuole – alla scoperta del progetto ” Senza Sbarre”

Cambiare si può, se si vuole – alla scoperta del progetto ” Senza Sbarre”

di | 2022-03-31T19:27:02+02:00 31-3-2022 19:27|Alboscuole|0 Commenti
Di Claudia Lorusso – classe III sez. L   Qualche giorno fa la mia classe ed io abbiamo incontrato Don Vincenzo Giannelli e Don Riccardo Agresti per conoscere un progetto che alcuni anni fa hanno avviato nel nostro territorio: si tratta del progetto “Senza sbarre” che aiuta i carcerati a riconoscere i propri errori, a lavorare onestamente, a rifarsi una vita ed essere fieri di sé stessi. Ci hanno raccontato come è nata l’idea di questo progetto. Don Riccardo, contattato dal Direttore del carcere di Trani, aveva avuto l’incarico di comunicare ad una famiglia della sua parrocchia che il figlio si era impiccato in carcere, da lì ha capito che anche le persone recluse facevano parte della sua comunità ed era importante prendersi cura anche di loro. Con don Vincenzo hanno incominciato a visitare i carcerati comprendendo la dura vita nelle case circondariali e la sofferenza delle loro famiglie. La vita oziosa in carcere non permette a queste persone, che hanno commesso un reato – per il quale stanno scontando giustamente una pena-, ma che vogliono provare a riprendere la giusta strada, di cambiare ed allora hanno voluto dar loro una mano. Hanno iniziato a pensare a questo progetto, visto che la legge italiana, già da tempo (1975), prevede le misure alternative alla detenzione ma concretamente in Italia non c’erano strutture adeguate. Inizialmente, hanno ospitato i carcerati in oratorio per svolgere mansioni di pulizia e vigilanza, con qualche remora da parte dei genitori, poi le cose sono andate meglio.  Non soddisfatti hanno pensato alla costituzione di una comunità e, visto che la masseria ‘’San Vittore”, di proprietà della diocesi di Andria era libera, il Vescovo gliel’ha affidata e là hanno iniziato, grazie all’aiuto di molti sostenitori, ad ospitare carcerati che lavorano dalla mattina alla sera e poi ritornano in carcere per la notte. Qualche fallimento c’è stato ma complessivamente questo progetto, primo in Italia, sta dando i suoi frutti. Oggi nella masseria si fanno taralli, biscotti, pasta, si coltiva l’orto, ci si prende cura degli animali e si ristrutturano gli ambienti per renderli sempre più confortevoli. Il cuore della masseria è la cappella delle fragilità dove ci si ritrova per pregare, per riflettere e “riallacciare” un rapporto con Dio. Di questa uscita mi ha colpito molto la fierezza con cui Don Vincenzo e Don Riccardo hanno parlato del loro progetto; la speranza negli occhi di alcuni carcerati (che abbiamo visto attraverso dei video), la loro voglia di cambiare, di ricostruirsi una vita e guardare con fiducia al futuro, la felicità di poterci provare. Mi ha colpito soprattutto la storia di un uomo che è stato arrestato per aver ucciso un carabiniere e aver commesso altri reati, condannato all’ergastolo, grazie a questo progetto, con il lavoro in masseria è riuscito a cambiare. É stata un’esperienza bellissima, ci hanno anche offerto dei taralli fatti da loro, molto buoni. Mi è piaciuto tanto passare del tempo ad ascoltare di questo interessante progetto che offre la possibilità di cambiare, perché cambiare è possibile se si vuole fermamente.   Pensieri sparsi dei miei compagni di classe…  
  • Don Riccardo e don Vincenzo sono persone tenaci e con una grande forza di volontà; sono riusciti a fidarsi di queste persone che secondo la società sono irrecuperabili; hanno un cuore d’oro per dare tanta fiducia a queste persone; non hanno paura di questi uomini.
  • Un suicidio in carcere fa percepire il malessere che si aggira dietro le sbarre e l’indifferenza di chi è intorno.
  • Mi è sembrato molto utile ascoltare queste storie perché anche a noi ragazzi può capitare di commettere degli errori e avere la sensazione di essere sbagliati ma se c’è qualcuno disposto ad ascoltarci le cose possono cambiare.
  • Ridare dignità a chi è considerato lo “scarto della società” è importante.
  • Anche le persone sprofondate molto in basso possono risalire dal proprio vuoto e ricominciare la propria esistenza.
  • “Il cuore è come una miniera, deve essere ispezionata giorno per giorno, per cercare il buono che c’è” (d. Riccardo)
  • Un ergastolano sa di aver rovinato la sua vita e quella della sua famiglia ma non del tutto perché, grazie a questo progetto, sta avendo la possibilità di riscattarsi.
  • Queste persone, animate da voglia di rinascita e fiducia nel percorso intrapreso, stanno facendo un grande sforzo, giorno per giorno, e per questo sono da ammirare e da aiutare.