Di Mattia Alicino – Classe III sez. H   Avrei dovuto cominciare questa lettera scrivendo, caro presidente, ma considerando il destinatario, caro non sarebbe proprio da prendere in considerazione e presidente è un titolo che sicuramente non le appartiene, allora come potrei cominciare? Anche signore non mi sembra il caso, sono in seria difficoltà, dovrei forse chiamarla con il suo nome ma non ci riesco neanche con quello, perché nella mia religione con il battesimo Dio ci riconosce come suoi figli e ci chiama per nome (io l’ho sempre letto come un atto d’amore), non conosco bene la sua religione ma probabilmente c’è una spiegazione simile alla nostra, e poi non riesco a togliermi dalla mente un immagine che ho visto in questi giorni, quella delle fosse comuni, di tutta quella gente caduta che non potrà neanche avere una lapide con su scritto il suo nome, quindi, perché io dovrei riconoscerle questa cortesia? Sto frequentando la terza media e mai avrei pensato di sentire, vedere, vivere la paura della guerra, pensavo solo di studiarla dai libri o guardando i documentari, ma poi è arrivato lei ed ha stravolto tutto, la vita di un popolo, suo vicino, un popolo fratello, lo ha privato della dignità, della libertà, della vita. Vivo da lontano questa situazione, mi sento smarrito e sento forte la sofferenza e la paura di questo popolo e non riesco ad immaginare come possa essere viverlo sulla propria pelle. Tornando a lei, vorrei chiederle una cosa, c’è un momento durante la giornata, non so, ad esempio poco prima di addormentarsi in cui le sente le voci? Le voci del popolo a cui ha tolto la libertà, le voci di quasi tutti i popoli del mondo che chiedono a gran voce la pace, se lei provasse a chiedere ai suoi concittadini anche loro le parlerebbero di pace, le direbbero di fermarsi.  Fermi l’esercito, fermi le bombe, è tempo di fare silenzio sui cieli delle città dell’Ucraina e sui cieli di tutto il mondo, e per sempre.