di Francesco Lazzarini, Classe 1^ B. – Cari lettori della nostra testata FOSCARINI NEWS quest’articolo è dedicato a Burano, una delle Isole della Laguna di Venezia che è molto nota per la produzione dei merletti, non soltanto a noi veneziani, ma anche agli Italiani di alle città e agli stranieri, che giungendo a Venezia, prima di andarsene desiderano visitarla. L’Isola di Burano è facilmente raggiungibile in circa 40 minuti con i vaporetti che partono dalle ‘Fondamenta Nuove’. Appena arrivati si è colpiti dalla piazza alberata e dalle case dipinte con colori molto vistosi che hanno tutte la medesima altezza. Proprio sulla Piazza Galuppi oltre al cinquecentesco Duomo di San Martino e l’Oratorio di Santa Barbara si trova il seicentesco Museo dei Merletti che fu lo storico palazzetto del Podestà di Torcello ma anche sede, dal 1872 al 1970, della celebre ‘Scuola del Merletto’. L’arte del Merletto per il suo bagaglio culturale che deriva dalla sua antica tradizione è candidata come patrimonio immateriale dell’UNESCO. Dal 1995 il Museo del Merletto è incluso nel circuito della Fondazione Musei Civici di Venezia. Dopo il recente restauro avvenuto nel 2011 ospita una nuova e ampia esposizione di rari e preziosi esemplari. Sull’isola si tramanda un’antica leggenda che le narra di un profondo legame dei residenti con il mare. Secondo tale leggenda il primo merletto fu il dono fatto ad un pescatore di quest’isola dalla regina delle sirene per ricompensarlo per la sua fedeltà verso la sua futura sposa. Questo dono era stato creato con la schiuma delle onde che, per la sua bellezza, le donne del luogo decisero di replicarlo imitando le trame con un ricamo e da quel momento entrò ben presto nel patrimonio artistico-culturale come attività lavorativa del luogo diventando una tradizione storica. La sua produzione dei merletti divenne così una tipica forma di economia domestica. Per l’isola insieme alla pesca la produzione dei merletti, infatti costituiva una piccola fonte di guadagno per le famiglia e addirittura la sola risorsa economica durante i mesi invernali in cui c’era la pausa della pesca. Per aver raggiunto un livello molto alto nella tecnica artistica per la produzione dei merletti nel cinquecento ci fu un incremento di pubblicazioni di libri noti come ‘modellari’ sui quali si trovavano disegni e ricami. Con il trascorrere del tempo ci fu una impennata nella strutturazione imprenditoriale da parte di alcune famiglie nobili veneziane dell’epoca per quest’attività che intravedevano nella produzione dei merletti una fucina creativa alla quale potersi appoggiare per affinare le qualità femminili. In particolare Morosina Morosini, consorte del Doge Marino Grimani, che dalla fine del cinquecento e agli inizi del seicento fondò un laboratori che arrivò ad ospitare fino a 130 merlettaie contribuendo a far apprezzare il merletto non soltanto tutta la Repubblica Serenissima ma anche in molti altri Paesi. La produzione veneziana dei merletti ben presto si conquistò molte commesse per l’aristocrazia continentale europea diventando un vero e proprio status symbol. Fu proprio il seicento il periodo del suo massimo splendore che con il “punto a rosette” e il “punto contro-tagliato” le merlettaie buranesi riuscivano a riprodurre piccoli animali e volatili e addirittura inflorescenze indiane. Il Re Sole e il Ministro di Colbert, ammaliati dalla perfezione di questi bellissimi ricami, decisero di accogliere in Francia duecento merlettaie veneziane allo scopo di replicare in quella nazione la produzione del merletto. Il secolo successivo e cioè il settecento però registrò purtroppo un repentino declino del merletto che, per i nuovi dettami Rivoluzione Francese, decadde essendo il simbolo di moda degli aristocratici. Nell’ottocento ci fu il rilancio del merletto per merito della moda Umbertina che, insieme ai pizzi, trovò gli spunti da ispirarsi e aggiungerli negli abiti. Proprio per questo vennero istituite, per l’interesse dimostrato per quest’arte prettamente femminile, da parte di Margherita di Savoia, delle specifiche scuole e sopratutto sull’isola di Burano, infatti fu aperta nel 1872 quella che oggi ospita proprio il Museo del Merletto. Nel corso del tempo purtroppo sono andate perdute molte produzioni del merletto. Attualmente la produzione isolana è rivolta soltanto a soddisfare le poche richieste dei turisti. C’è però da segnalare che in ogni modo la passione femminile verso tale arte, che da sempre si accompagna alla lavorazione dei merletti, continua ad essere viva nonostante il trascorrere dei secoli.